Critica Sociale - Anno XVI - n. 16 - 16 agosto 1906

252 CRITICA SOCIALE Il.i lVIU~ACOl.iO l.iAICO :Malgrado qualche voce discorde, ò divenuto uu luogo comune che la. scienza e la ragione vanno penetrando tutti i co.mpi dell'attività umana o trasformando Io no– stro Ideo intorno alla vita e all'universo, e che, dopo una lotta assidua e tenace di molti secoli, è ormai assi– curata la vittoria. sopra ciò cho costituisce quasi il sot– tosuolo della psiche umana, il complesso dei pregiudizi, del sentimenti, delle credenze, dh·enute per la lunga età automatiche e quindi più difficili a combattersi e a sradicarsi. Corto, è innegabile che lo studio della na– tura nello sue più svariate manifestazioni ha. toccato nella nostra epoca altezze Insperato; ma, quando si crede che la disciplina scientifica abbia pure profonda– mento tradformnto la mentalità dell'uomo nelle sue re– lazioni colla vita sociale, si cade in grande errore, che si può spiegare in modo agevole. I benéfici e tangibili progressi de\la tecnica ci banno offerto Il mezzo di opporci alle forzo dell'ambiente esterno, di ri\•olgerle al nostro vantaggio, al raggiungimento di corti flnl e al possesso di certe cose, allo quali si attri– buisce un nlore; di qui, da questo dominio che l'uomo pensa d'aver acquistato sulla natura, è Rpuntata la ere• denza che una simile azione si sia esercitata sul cer– vello umano 1 costringendo l'intelligenza a non uscire dal binario della ragione e soggiogando la natura affet– tiva o passionale che ci porta fatalmente all'errore. Qui si annida l'illusione cui ho accennato; aumentano lo nostre cognizioni, il patrimonio sclentiflco s'arricchisce ogni giorno più, e la potenza, con la quale s'assogget– tano e si srrnttano le rorze naturali, si ra più grande e più estesa; ma con ciò non slamo meglio agguerriti contro le insidie di quella, che Il Ribot, con felice espres• sione, ha chiamato u la logica dei sentimenti 11, che pone in chiara luce l'influenza perturbatrice che i sentimenti, le passioni e gli interessi hanno di continuo sopra il ra– gionamento puro. TIprincipio di contraddizione, che ha un gran valore nella logica razionalo, non ne ha alcuno nella logica dei sentimenti, per la quale due desideri, due tendenze, due idee, che sembrano essere in perfetta opposizione fra di loro ed escludersi a vicenda, possono invece coesistere nel medesimo individuo senza elidersi, coslcchè non reca meraviglia il vedere lo scienziato che &i sveste delle proprie convinzioni scientifiche all'uscire dalla porta del proprio laboratorio per entrare in chiesa . e assistere devotamente al miracolo di san Oennaro! Nella vita privata e nella vita pubblica, noi Parlamento, nel foro, nel teatro, dovunque l'eloquenza trionfa e lo sfrut– tameuto abile delle passioni e degli interessi supplisce all'lnsufflcienza e alla debolezza del ragionamento, la logica del sentimenti ha un campo vastissimo; noi pos– siamo ripetere, per ciò che riguarda la nostra struttura mentale, le celebri parole del vecchio Lucrezio: eadem s1mt om,iia sempel'. ... L'idea del miracolo ci fornisce una prova tipica di ciò che abbiamo detto. Uno doi principi più generalmente ammessi e presup– posti nella ricerca scientifica ò il principio di causa, la convinzione che nell'universo ogni- fenomeno ha una causa e che quindi, allorchè ha luogo un mutamento qualsiasi, dove essere considerato come la continuazione, la conseguenza, la trasformazione d'un fenomeno ante– cedente. Certo, il principio di cau3a ò un'ipotesi, che ò accertata eolo ftno a un certo punto; si può anzi so• stonere che non si potrà mai avere di osso una verift– cnzione completa per mezzo dell'esperienza, la quale non può mai dimostrarci cho vi siano tra i fenomeni una continuità e una ripetizione assolute, mentre, dall'altra parte, la serie delle causo ò infinita e ogni arresto nella nostra investigazione ò sempre fortuito e arbitrario; tuttavia la spiegazione della realtìL natura,le ò possibile solo ammottendo il principio di causa, che si lega stret– tamente con l'altro principio della conservazione e della trasformazione dell'energia. Appare cosa ragionevole il pensare che, ammessi tali principi, dovesse eliminarsi por sempre l'idea di mira– colo, sia <lai campo della scienza, sia dal campo dell'at• ti,•ità pratica. 11 miracolo, inteso nel significato più ge– neralo, di avvenimento raro, impreveduto, che si pro– duce fuori oppure in opposlziono del corso naturale e ordinario delle cose, non porta in modo assoluto alla negazione della cam1a, giacchò .rnppono pur sempre un antecedente: In divinità o una potenza ignota; ma am– metto una derogazione al determinismo, nega la causa nel senso scientifico. Per molto tempo nulla è sembrato più naturale dol miracolo; nel mondo fisico l'apparizione d'una cometa, lo eclissi e altri fenomeni simili erano considerati come prodigi e presagi e sono tuttora causa di preoccupazione e di inquietudine per molte persone; ancora nel se• colo xv11spiriti illuminati ammettevano gli errores o lusus natum1, stimavano la nascita doi mostri segno di cattivo augurio, ecc. Peggio avvenLva nel campo della ps\cologiaj sono noti i pregiudizt, coi1ìdiffusi nell'anti– chità, non ancora scomparsi, intorno ai sogni proretici, al mistero onde si circondarono per tanto tempo il son– nambulismo naturale o provocato e gli stati analoghi. Quanto a.I miraco'o preso nel significato religioso, si 1>uòbenissimo dire che trovi oggi tanti credenti qmrnti forse non ne trovava in tempi in cui in una stessa per– sona si riunivano diversi ufflci, Il merlico 1 lo stregone, il mago, il sacerdote, che, dovendo spesso combattere malattie, le quali pel loro carattere epidemico e vìo– lento suggerivano facilmente l'Idea di uno o di più prin• cipi malefici che s'introducessero nel corpo, si sentivano portati a ricorrere, per cacciarli, all'aiuto di forze so– prannaturali; vi era quindi una giustificazione eYidente, che ora non ò più sostenibile, o si potrebbe quindi af– fermnre che vi è un regresso nella facoltà logica del– l'uomo, regresso che si può constatare in altri campi. . .. Molti respingono il miracolo nell'ordine religioso e non conceclono neppure che si possa discutere sulla sua realtà, pronti a sfoderare un gran numero d'argom·enti o di ra• gioni che possono anche avere Il loro peso. Ma, so si passa dal campo religioso al campo sociale, la scena muta come per incanto; ciò che là era negato in modo assoluto, qui diventa la cosa più naturale del mondo; si ricostruisce la soeietà umana ab imis (tmdame,itis, se• guendo i propri sogni, si lancia nell 1 odierno ingranaggio sociale il sasso che cleve arrestarne il movimento, l'ozio mentale ringiovanisce l'eterna illusione, e al miracolo divino sostituisce il miracolo laico, la rivoluzione, che pone effetti senza causa, fa uscire il bene dal male, la giustizia dalla violenza, l'amore clall"odio. Ln scienza, che interdice lo chimere, che ci apprende ciò che ò possibile, che ci fornisce i mezzi d'azione, e cl dice che, nella natura e, ancor più 1 nella vita sociale, 1 mutamenti si effettuano con lentezza, non conta più nulla; la fantasticheria prende il posto dell'esperienza e prepara a breve scadenza le solite delusioni. Il mira-

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