Critica Sociale - Anno XIV - n. 14 - 16 luglio 1904

CRITICA SOCIALE 211 radicale, per l'ufficio che ha da compiere, limitare le sue piattaforme alle poche questioni più urgenti che, in un dato periodo, appassionano, o dovrebbero appassionarc 1 quanti si interessano di politica attiva: oggi, la riforma trihutaria e doganale, la riforma scolastica, l'ordinamento militare, la politica estera e l'emigrazione, la questione operaia. e contadina, la questione meridionale, la legislazione sociale: e su di esse recare l'impronta di un pensiero preciso, niticlo, circonstauziato, traducihilc immediatamente in pratica amministrativa e legislativa, che lo dif– forenziassé tra i partiti e dicesse chiaro ad ognuno quel ch'esso è e quel che vuole. Lo dicesse anche a costo di rompere i comodi equivoci, cli urtare, su taluni punti, inveterati prcgiuclizii proprii ed altrui. Giuocherebho qualche briciolo cli una facile popola– rità. inconcludente, perderebhe per alcun tempo qual– che seguace: ma acquisterebbe di forza per l'avve– nire, ma darehbe prova cli sincerità e di coraggio, e, nel cozzo delle idee che susciterebbe, troverebbe presto il suo premio: diverrebhe anche un fattore delPe– ducaziooc politica della nazione. Questo difetto cli precisione, di calore, di vita, che vizia il programma - e che certo molti radicali avranno prima avvertito - è es~o il prodotto speci– fico della mentalità, lucida ed erudita, mn. forse troppo formale perchè eminentemente giuridica, dell'onore– vole Lucchini, o è l'effetto, piuttosto, deg-li insana– bili dissensi, dell'ideologismo va.poroso cd incerto dello stesso partito radicale? li dilemma noi poniamo col desiderio pili vivo che i fatti ci dimostrino vera la prima ipotesi e non la seconda. Perchò esso ci sembra debba risolversi in quest'altro: se il partito radicale avrà, o non avrà, vita gagliarda e feconda nel nostrn paese. Fn~lPPO '_l'UlUTI. SENA TOR ES BONI VIRI .... Non ci si veda malizia. t proprio la prima parte soltanto che vogliamo rammeotare ciel bisticcio la.tino. rl Senato, poffarbacco!, volle darci la prova pro– vata che esiste anche lui. In quelle ultime sedute canicolari aveva già ingollato, a diecine per volta, i beveroni che la Camera gli inviava a carrettate; ben cinquanta fiate, forse, rispondendo militarmente, con isocrono saliscendi, alla monotona cantilena presi– dcn1.ialc: " ,'ie 1tf!R.~1mo chiecle di parlare .... ,,, aveva impresso alle lucubraiioni legislative della" Ca.mera bassa ,, il suggello meccanico del canuto suo senno. ]~cl è venuto, sissignori, è ,•enuto il momento, anche 1>er lui, della santa ribeHione. Già l'on. Saracco, dirizzando quanto piì1 potè l'arco venerabile della persona quasi centenaria, aveva un po· sbuffato contro quella valanga estiva di progetti, hrontolando non essere disposto l'altissimo Consesso a. far da, comodino e a mutarsi in un semplice Uf– ficio di registrazione ... La minaccia di 1111 atto di audacia insolita già. fremeva fra i ,rillosi ('uscini e le greYi bugnature azzurro-dorate dell'aula di palazzo ~lacla.mR ... Si trattava soltanto di designare la vit– tima, di eleggere il bersaglio alla meditata protesta. Q1taerem; Qllem devoret. Quale sarebbe l'obbietto alle magnanime ire? !Ddecco un untuoso senatore, etrusco di istinti e, come ex-procuratore generale e poi cx-prefetto, dop– piamente p0li¼iotto per consuetudine di vita, adoc– chiare, nella catasta cartacea, un minuscolo proget– tino, contraddistinto da un minuscolo nome deputa.– tizio . .Ma quel nome rammentava al valentuomo due date fra le più penose della sua molteplice carriera: <1ua11do- saranno dici1Jtt'anni, ma alla. preisbile "<'CC· chiezza son le cose lontane le meglio ricordate - Jui ~rdendo magistrato d'accusa, un giovine difen– sore, " debuttante ,, allora alle AR~ise, ricusato il patto giudaico di reticenze vicendevoli, lo marchiava di Ha~rante iRtrionismo per essersi tutta ringoiata, parola per parola, in un clamoroso processo politico, la civetteria liberalesca di un recente discorso inau• guralc in tema di scioperi; e quando, tredici anni pili tardi, 1111 ,·ig-ilato speciale della Questura, <' rap– presentante del popolo, dal popolo schiodato di ga– lera, agitandogli sugli occhi il rosso libretto scclle• rato, lo faceva scivolare pian piano dal seggio pro• fettizio ('). Ed ora, lui membro dell'Ufficio centrale, quell'av• vocati no petulante, quel lihrettato importuno, capitava nelle sue ugne. Ah! Provvidenza, tu ('Sìsti ! Non erano motivi da fidare manco all'aria discreta degli ambulatorii. :Ma v'era. qualche altro pretesto 1 qualche buona leggenda da sfruttare nei chiacchie– ricci, per titillare i chiusi rancori cli una ventina cli colle,!.{hi, eia aggiungersi al solito manipolo che de– pone sempre nell'urna, per sistema, per tempera mento, la pallottola nera. O non era quel suo ex-vigilato lo fwevano gri- dato ad una voce i reazionarii piì1 schietti e i più audaci rivoluzionarii del bel paese - il compare segreto, quasi diciamo il socius sreleris, cli quell'altra buona lana, falso forcaiolo e demagogo nelle viscere, di Giovanni Giolitti? Non bastavano i milioni poi ferro,•ieri, la vittoria recente dell'esercito postale– telegrafico. Ora anche il progettino contro 11odio di classe gli accoglieva l'uomo di Dronero! Quale più stupenda occasione di pigliare due co· lombi ad un chicco e trarre due vendette allegre con un colpo solo? ( 2 ) . • * Così fu non sospetti il lettore pili gravi e pii1 profondi motivi - così fu che, la canicola aiutando - l'aiuto ciel calore è dech;ivo ad una certa. età - la reintegrazione civile dei condannati per odio di classe fu bocciata dall'odio cli classe, e più dal compiacente cameratismo, di 47 sui 344- senatori iscritti nel ruolo. E, poichò un abile congegno di congedi perpetui, o non sappiamo quale altra diavoleritt, ha cassato l'articolo 33 dello Statuto, che esig-e, perchè un voto siit valido, presente la maggiorità. assoluta, dell'as– semblea ( 3 ) j si può dire, con una elegante finzione costituzionale, che la hocciò la maggioranza. del Se· nato - che il Senato, dunque, vive e respira. La cosa parve a lui stesso così sbalorditiva, che ne trasecolò quando fu dato l'annuncio. " rommenti ,,, segna il resoconto alla proclamazione ciel voto inat– teso. E commenti di sorpresa e di nobile sdegno scrissero non pure i giornali di parte liberale, nrn quelli di parte nostra, teorizzatori indefessi di lotta di classe. L'AvwztJ! sfoderò il suo quotidiano dadù, del doppio giuoco <li Oiolitti 1 alibi brevettato d'ogni nostra.. fa– tuità ed impotenza. rn più d'uno dei nostri giornali riformisti 1 così bravi a, rappresentare a quando a quando il perfetto " rivoluzionario ,,, sventolò a dirittura, contro il Senato cli nomina regia, un pic– colo e fugace hranclello di pr<'giucliziale. li] nt bene, amici cariS:-iimi. Certo, noi dobbiamo esser grati, ai buoni vecchierelli, del servizio che ( 1) Olà ! TrUnmall (IO IUJ{IIO),(l.{'ll'flmlco \"fll<lfltll. rlcor<l.llr-0110 il secondo Cl)l!!Odlo (U11a 11-0bllt t'tll(ftUa), attrlbllCIHIO 8d osso la Cfl1181\ clClln.bocciatura sonidorla; 11011 ricordarono Il l)rlmo. e, Questa ò la sptc,raz1011e che <lei voto ha dato lil l'n·E1rrn·a11::a (6 1uglloJ: nè c<>rto Il senato può lnvocaro lnter1>reto 1itì1 nu1t1• rlzr.i,to. (•J I presenti errino 82: rlw 11011 è prec111amc11tela metà pti1 uno (11 844,

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