Critica Sociale - Anno XII - n. 16 - 16 agosto 1902

254 CRITICA SOCIALE piedi: minore di numero, non for:Sedi peso, a canto ngli eserciti degli nitri lavoratori. Urge, dunque, che questa nuova rorzn, che si affaccia, elegga la sua vin; trovi In linea - ch'è una sola - della mino1· resistenza, sulla quale procedere con mi– nori speri>eri di forza e rlelusioui e rinculi, la, linea sue, j)ropria, sottratta allo contra1·ie e mutevoli suggestioni dei partiti, i quali, guardando il movimento sotto l'an– golo angusto dei particolari interessi, non ·viven<lolo, nò sentendone le respo11saùi!W1,lo rareùùero strumento ai 101·flui. Liùerfa e responsnùiliti', fanno un circolo, e consolida quella chi suscita o rianima (tuesta. li suc– cesso di questo movimento non dipende dal easo, tiò dai Ministeri, ma dal movimento medesimo, <laisuo modo e dalla sua misura: è tutto nei cervelli o nelle mani degli interessati. Intanto i partiti reazionari ci assalgono con vario stile. Primi, con pil'1 sciattezza, i reazionari rossi, che, uel solito giornale umoristico, mi metto110 al muro: - come osato nsserire che la legge comune non consenta, di rcgola 1 agli agenti piena. balla di scioperare, se ai tempi della forca si mulinava una legge speciale? - S\, si mulina\'a per cucinarli meglio e, se ora. son su– liti di ùarùa, servirli anche di parrucca. - Ma. i Cujaci di Lugano risfoderano, labrioleggian1lo, la. barielletta: - \•ia dal telonio, il pubùlico ufflciale è uu uomo come gli altri e, se non va all'ufficio, è affare privato. Tal quale come se si bisticcia colla moglie: che ci ha da vedere lo Stato? - Lo Stato, valentuomini, è una moglie molto esigente e 11retcnde dagli agenti il debito coniu– gale: è per questo, l'infame, che ha ficcato nel lunario il 27 del mese! Ma ecco qua che Cujacio, distratto, denuda ad un tratto l'anima forcaiuola. Ai 12 agosto, tiene agli im– piegati questo interessante discorso: - La leggo non conta un comoj conta. il diritto. Voi potete, signori im– piegati, rare gli scioperi, quanti vi garbi, anzi farete bene se non avrete ritegno. Ciò infastidirà Giolitti, Za– nardelli e Vittorio }:manuelo, e questo è ciò che ci preme. Quanto a voi, intencliamoci bene, voi siete un ùranco <l'iloti, una casta nemica e Jlarassita del pubblico, il quale giustamente vi odia; una casta che va implaca– ùilmente decimata. La,·orate, o figli di cani! Bisogna lavorare di piì1, lagnarsi di meno, non chiedere prote– ;done agli organici, come i predoni delle industrie, Yostri fratelli, la chiedono alle tariffo e allo dogane. ì 1 ; tempo di finirla di vh•ere alle SJ)ese di tutti, chiedendo soldi allo Stato. Voi pretendete anche la pensione: voi carez– rnte, nella vita triste, il conforto di trovare un pano nella vecchiaia, cli lasciare un pano alla vedova e ai flglioli, perchè non mendichino. Toglietevi queste ubbie dalla testa; noi repuùùlicani non l'intendiamo così. As– sicuratevi, buona gente, all'Equitable, compagnia. nssicu– rntrice re1Jubblicnna, so tremate per l'avvenire; se non sapete assicurani, se siete de' poltroni com'io vi stimo, per voi c'è Carlo Darwin colla sua brava seleiione. Spu– lezzate, Rgombernte il terreno. li'ratt-anto, flnchò sta.te a ingombrarlo, fate almeno lo sciopero, in vostra malora! i:: la sola cosa utile .... per noi che JJOssiate rare, JJOichè, quanto a servirci, non ci servite. Noi 1 intanto, colla vostra pelle, tenteremo da. Lugano di fare qui la repub• blicn. L'essenziale è questo. - Abùiamo un fiero SOSJ)etto (ò scetticismo soverchio 1) che i 14 signori impiegati ,,, non abbastanz:~ convinti da questa concione, appoggino il rollicc sul naso ed agitino, a. modo dì nla, la mano SJ>iegata. Comunque, ò sempre bene conoscere i sentimenti o lo intenzioni del prossimo. B VLt. v<l u I J D d l u J consern~tori sono meno grulli. Il Corriere della Sera;( 1) e il Giornale d' Jlalfo ( 1 ) solfeggiano a un dipresso una stessa canzone. '.!'urati - dicono - Petronius Arbiter del marxismo, Amleto del socialismo, col suo atteggia– mente composito indica. le difficoltà entro t}Ui in que– st'ora. il socialismo si diùatte. Che ci rosse del vero? Che il socialismo a\·csse, come ogni \'ivent.e sulla. terra, delle difficoltà? Che non rosso una polvere magica, un talismano prodigioso, che di– SJ)ensa chi lo possiede dall'avere un cervello o, qualche voltn, dal1 1 usarne? Dio mio, come nulla ò semplice nelle cose del mondo! ]Ja Turati - nota il Giornale - e questo ò l'impor– tante, riconosce lo Stnto, il diritto 1weminente dello Stato. (Ero dunque in \'OCedi anarchi<!o?) Pigliamolo nd ogni modo negli utili, soggiungo il Corriere. - Gli utili, a dir vero, non pare sian molti: tolto pure lo sciopero, come s11ediente normale, e tolte le Camere di lavoro, rimane, ahimè, la .Federazione 1 crogiuolo di forza. poli– tica, diretta ai danni del 1mrassitismo che strozza lo Stato: "la. qua.I cosa, a dirla alla. ùuona, se non è wppa, è pan bagnato,,. Anzi, non è pan bagnato, viscido e sciocco, ma è zuppa corroborante. Vi spiace? Non ci ho · che rare. ~: la mia guerra. Il foglio di Sonnino prosegue: - Turati non nega lo Stato, il quale è propenso a consiileraro cotesti scioJ>eri come rivolte; Turati prevede la reazione dello Stato, im– mancaùilmento violenta; dunque Turati la giustifica. - Piano col sorite, confratollo sapiente! Si prevede la moria, il malestro, Sonnino, la forca; si tenta. di salvarsi la tlelle; ci si mette in guardia. Xon percìò si giustifica Sonnino, la forca, la morla. e il malestro. Si anerte che 10Stato di classe ra il suo mestiere: gli si oppone la. diresa cli classe. Yerrì~ giorno che il nostro Stato non sarà il rnstro. Ma il ragionamento continua sempre pili sottile: - Nei senizi Jrnbblici ad esercizio privato, l'importania della funziono ,•i ra consigliare agli a.genti una speciale cautela: ma, dite, lo sciopero ò liùero. Nei servi:.-.idi Stato ragionate diversamente. tcco,•i acchiappato in con– traddizione con voi stesso. Lo sciopero, negato in un caso, vnol essere negato nell'altro. La funzione ò ciò che decide. Che il serviiio sia di Stato o cli esercizio J)rivato, è una contingenia esteriore. r~a necessità, socia.lo sarebùe forse inreriore a quolla di Stato? Singolare! Giusto Cah'i, socialista, fa nell'Unione {') con opposto intento, l'identico argomentare. Anii lo pro– duce a conseguenze maggiori. Perchè 110npriverete, al– \ora1 dello sciopero i panattieri che sfamano una Città? La salute pubblica è legge delle leggi. Questi erano i celebri arzigogoli dei greci sofisti. Colle analogie, coi trapassi l)Cr gradazione, si JHO\'a ,,a che i I giorno e la notte sono tutt'uno. Quando cessa il giorno? Quando la notte comincia? .E il moto non esiste. Ma il fllosoro rispondev:i movc1Hlosi. J\ vero ò che le cose diverse non souo le stesse, pel moti\•o sutnciente che sono di\•erse. Lo Stato piglia per sè i se1·vizii di monoJ>Oliopiù Jlcr esso \'itali. In essi l'interesse di tutti (vero o supposto) prevale su quello di ciascuno. Tutto il resto, ove 1>re,•ale I'interes.':ie 11ri– vato, lascia ai privati. Quando piglia J>er sè, pone l'im– pronta di Stato. Ecco il diritto preminente, di cui par• ( 1) à•G ngo~to: u,m l!COl'l'trili t11 /'(O,IJ)Q ,iQCUl/f,il(I. f) 7 ll!,'OSto: GU lmpl.e!JllH, lo Sl{lt() e U ;JQCl(l/1.,m,o: lt ldet di fl,· /lppo 1·,,,-0/L, <') 1° agosto: Oli i.mJ) 1 eyaU rJl'IU ;U (1·011/e<1110&'/,i)Jie,·o e 111/eCa– meni del /(/!:on,.

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