Critica Sociale - Anno IV - n. 17 - 1 settembre 1894

CRITICA SOCIALE pera.tive di produzione; ma è facile rispondere che, a parlo le difficoltà di simili cooporati\·e - richiedenti istruzione cd esperienza - il contadino siciliano non comprende i benefizi dell'associazione economica e non sa unirsi ad allri, per compiere in comune un lavoro. Ci vorrebbe dunque, in principio, una forza coattiva. cho l'obbligasse in modo attuabile ad associarsi ad nltri: Il che nel progetto Crlspl manca. Trasformato esso in leggo, che anemmoi Distrutti quei beni collettivi, che sono ancora una risorsa per le nostre amministrazioni pubbliche, senzache tali beni possano recare vantaggi seri ai poveri, rra i quali sa– ranno divisi; tra un ventennio ossi cadrebbero nelle mani dei benestanti o la questiono agraria si ripresen– terobbo più ardua. Bo! guadagno! Da una. parte, ospropriaziono delle pubbliche amministrazioni, che, pri,•e d"un patrimonio immobiliare rustico, nulla potrebbero più rare in avve– niro per i bisogni delle plebi campagnuolo; dall'altra, maggiore arricchimento di pochi fortunati che, col loro benessere o col loro lusso, fomenterebbero ognora più quella lotta di classe, contro cui inutili riescono le de– clamazioni retoriche, sino a quando ne permangono le cause determinanti. E l'insuccesso di ogni protesa riforma agraria sarà. fatalo se non s'ispirerà a quel concetto, che oramai dovrebbe essere considerato come il porro wnmi sulla ,•in. delle modificazioni economico-sociali: la ricostitu– •done1cioè., e rallargamento dei patrimoni comunali, che esistono ancora in Italia col nome di comunanze o di partecipan;e. •'• Certo che, di fronte al progresso economico ed indu• striale contemporaneo, il sistema che dovrebbe presie– dere alla coltivazione della proprietit collettiva terriera. non ò quello che impera nell'allme,ul svizzero o nella zall,·ouua slava: il sistema dovrebbe imporro la solidar rletà. economica di tulti gli ngricoltori poveri di un Comune i lasciando il vieto principio del patrimonio di famiglia, rhe solo agi' inizi dell'umano consorzio poteva recare I suoi Yantaggi; non oggi che la famiglia, por necessità e,•olutiYe, sparisce nell"umanità. lo qui non esporrò le modalità e lo regolo necessarie per le nuove associazioni comunali agricole, aventi della proprietà collettiva. il solo usurruttoi perchè un egregio cultore di studi sociali n1a già. ratto in questa rivista - alludo a Pasquale Di Fratta ed al suo studio sui domani - e perchè io con il presente articolo non mi son proposto che di mostrare l'inefficacia del progetto crlspino. Solamente mi limito a dire che le comunioni agrarie, sorgenti dalla ricostituzione dei demani comu– nali ed aiutate o sovYenzionate da speciali istituti di credito o da un fondo particolare, potrebbero, a breve andare, introdurre nello sfruttamento del suolo, per ora abbastanza arcaico, quei metodi di coltura scientiflca ed intensiva, che sono impossibili per isolati, ignoranti e poveri agricoltori. Un tale c0mpito sarebbe agevolato dalle scuoio agrarie, il cui ma.utonimento sarebbe facile, impiegandovi mezzi pecuniari ora sciupati per inutili ginnasi e licei, eterno semenzaio di spostati ed impie~ gomani che, crescendo di giorno in giorno, hanno creato un "ero proletariato intellettuale già visibilissimo nelle professioni cosidette libere. Oli effetti salutari delle unioni agricole poggiate sul colletti,•ismo della terra comunale sarebbero incalcola– bili per le nostre popolazioni rustiche: creazione di villaggi, la cui mancanza incoraggia il brigantaggio; B1ohote a Gino Bian elevazione economica o morale del contadino; possibi– lità. di sostituire agli attuali prodotti, rinviliti o inYen– dibili por la. concorrenza estera, altri prodotti più rari o di miglioro smercio; sarebbero tutti vantaggi imme– diati, ai quali nitri soguir'obboro, come il sentimento della propria. dignità, oggi molto doftciente. Tutto ciò ebbe di mira il Comitato centralo dei Fa,ci quando propose al Governo l'istituzione di collettività agricolo ed industriali SOV\'cnzionate da un fondo di "onti milioni i la cui domanda sembrò esorbitante; senz11. riflettere che il miglioramento dello plebi avrebbe ine• vitabilmente prodotto una. consldere,•ole diminuzione di reali, per i quali si spendono ingenti somme; e che alla fin flne, se s'impiegano milioni per inutili tronchi rorroviari nell'Alta Italia, por lo sventramento di questa o quella città continentale, o por abbellire e fortillcnro Massaua e Kassala, si può chiedere qualcosa per questa isola s,•enturata Le mie osser\'8zioni e querimonie intanto non appro– deranno a nulla, poichè le classi dirigenti della icilia hturno interesse a mantenere so..:gette e misere le mag– gioranze la,·oratrici; od infatti, se i marchesi ed i baroni s'apprestano ad una vigorosa. agitazione contro l'ano– dino progetto Crispi, che diro di riforme più radicali 1 Il loro vati'iollismo ed il loro eretlitario set1timento liberale sempre le combatteranno. Olrt1et1tl, OQ08t0 189-1. Avv. FRANC►:sco DE LUCA. COMINCIA LA RIBELLIONE D LLA VANDEA All'articolo di Francesco De Luca non potremmo fare miglior commento che riferire dal Co,..,·tere della Se,·a del 23 questa modesL, notiziola ad esso telegrafaL,: Il C01n'ere (cli Napoli) pubblica due lettere sulla questiono siciliana. Unn, vivaci,sima, firmala Un Sici– liano, combatte la legge sui latirondi, dicendola lesiva al dfritlo cli proprietà, odiosa od illusoria, perchò il latifondo si deve alla. malaria. e alla mancanza di fer– ro\'ie e di strade, perchà sposso, poi condomini e per lo cointeressenze create dalle ipoteche, i proprietari non ne sono che amministratori. (OM potJet·i proprieta,·i lalifo,ulisli !) La lettera dice che la legge non fa che ripetere le 1•ro111esse, per cui i soelallstl slclllanl trovan .sl in galera. Afferma non potere la Sicilia servire di esporimoato por altri i reclama la ,•inbilit~ boniftcho o considernziono por la Sicilia nei trattati di commercio come per lo proYincio settentrionali. Reclama insomma, per pacifìcare la Sicilia, 1•i• formo che si riso1vono nel! arricchire viepiù i lati– fondisti col denaro spremuto ai contribuenti. Tutto ciò non può e non devo sorprendere dopo la famosa adunan1.a dei grossi prop1·ietari a Pa– lermo, che domandaYa - per risolYe1-e la questiono siciliana - il rinvi~orito insegnamento del cale• chismo, a sussidio eh una gendarmeria pure rinYi– gorita, e l'aboli1.ionodolio scuoio. Ma non è curioso vedere 01·a il Crispi accusato dalla classe possidente di •·lpele1·e levromesseper c1<i soctattstt siciliani l1·ova,,si in oale,•a i Quali commenti sugge1•irebbe questa frase, se il procuratore generale non fosse Il tutt'occhi per mandare in galera - non potendo per ora il Crtspi - noi che scriviamo! LA CRITICA,

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