Critica Sociale - Anno III - n. 8 - 16 aprile 1893

124 CRITICA SOCIALE l'equilibrio vecchio. E se In mancanza delle cirre e gli incroci o le contraddizioni delle val'ie scrio sta– tistiche impediscono il calcolo esatto e diretto; il f;_tUo indi l'etto del rincaro del prezzo dei ,Ti veri. che poi· certi generi ed in certi pa,esi si ò fino fri– plicato, basta da solo come indico della sp1'0por· ziono fra l'aumento della popolazionee quello della produzione. Si può insomma afiOl'maro cho l'au– mento della popolazione, che nel :secolo borghese ha c1uasi raddoppiato, non ò slato contrabbilanciato da un raddoppiamento della produzione. Fatto la cui import..'lnr.n, nel complessodel ronomcnostorico che osserviamo, é messo in rilievo da quello no– tato pil1 nrnnti, della csistc111.a di immenso distese di terreno incolto od abbandonato. Una terza prO\•a si ha nel genero di sfruttamento a cui sono stati sottoposti i paesi nuO\'i. La prima ricchezza che si affaccia all'uomo civile, cho invade paesi deserti o seh•aggi. è la tel'l'a libera ne~la dai paesi della civilfa; ò il toso1-o della possib11it.\ indcnnita della produzione alimentare. L'Amcl'ica, pot· es., offrirn una immcmsa distesa di terra \'e1·– gino che, data la poca popolazione che dO\"O\'anu• trire, potea 1'i\·e1-s..u'O sui \'Occhi paesi esausti del– l'Europa un fiume pe1'01rno e refrige1'anto di ric– chezze alimentari. hn·ece la sp1'0J>01·zionefra ciò cho era possibile e ciò che si ò ratto ò enorme. L'America, l'Australia. le pa1·li colonizzato dell'Africa non sono diventale, come x,otovano, i granai della civiltà ariana. Non è signihcantissimo il fatto che un pae o cho ha una sovrabbondan1.a immensa di terra vel'gine, l'Ame1·ica, tonda semp1·0 più a di- d~rr~1:01~e~ ~:rc:;ro,:~~!~~~~-i~l~, 'i~Sp!·~:~~~l~~ l'icolloga il fatto della importazione. L'importazione. <1uesto 1·isultato di quolrimmenso consumo di fo1?.a di la,•oro che è il mo,•imeulo commerciale; l'im– po1·taziono dai son'abbondanti paesi tropicali aJrEu– ropa ò so1H-atutto e normalmente una importazione di lusso; ò im1>0rtazione alimcnltu"O solo in casi eccezionali. E flnalmonte un ultimo fatto Mpitalo lo troviamo nollo tendenze dolio in,·enzioni o dello applic.'\zioni meccaniche, nel perfezionamento degli strumenti del lavoro. Il secolo XIX ha dato in mano all'uomo gli stl'umonti più podet'Osidel la,•01·0che siano mai esistiti; ma questi strumenti sono in massima parte l'ivolti al lavo1-o industriale. I pel'fczionamenti delle industl'ie si susseguono e si soppiantano ve1·tigino– samento; lo macchino sono invecchiato prima di essere intaccato dall'attrito; i metodi, i risparmi cli forza, lo utilizzazioni impensato ,•cngono continua– mente ad aiutare l'olabo,-azionc industriale. L'agri· coltura invece resta stazionaria, primitiva; le nuo,·c inv_enzioni, i metodi utili sono rari o pochissimo applicati. Vediamo dunque che nella civiltà moderna una grande massa di la,,01-0 ò stata 01WLniz1..ata e ~,·– ciò centuplicata di forza per la nthvit..\ industriale; mentre la grande massa del lavoro ag,·icolo non solo ha patito grandi sto1·ni, ma ò stata abbando– nala al disordine primitivo, non ò stata rinnovata in quella organizzazione snpiento che ò cosi c..'lrat• teristica di tutte le altro attività delh\ ,•ita moderna e cho ne centuplica la potc1m1 cd i risultali. In secondo luogo sappiamo cho qucsL'l trascura– tezza della produzione alimenlat'C coincido con un lle{ì.ctl sempre più 1'0,•inoso,con un rinC..'ll'O enorme del prezzo dei ,•irnri, con In conseguente denutri– zione dello plebi la\'oratrici, che ha poi conseguenze pili lontane o profondo nsiologicho o sociali: sociali uol malosso1'0 quasi genernlo che mina da tutto le parti le societ..'\ modeme; fisiologiche nel deperi– mento delle razze, nell'abbrutimento dell'uomo. B•bl oteca G no Bianco . . . Quali sono lo c.'\use e le conseguenze del feno– menof La c.·rnsa è il sistema sociale: In conseguenza lo frequenti J'O\finodèlla ch·iltà. Noi abbiamo preso rosempio del mondo moderno, ma esso non ò che il caso pit'1 rile,•anto o pili gran– dioso di una moltitudine di fenomeni identici. Que– sto fatto della trascu1·anza della p1'(){luzionealimen– tare, dello squilibrio fra essa o la popolazione con tutto lo conseguenze rovinoso che si tr-..1.scina dic– tl'O, si osserva in tutti i momenti storici di ci\'ilt..'\ a\fanzata, noi punti culminanti delle sociot:.\ basate sullo sfruttamento. La fine del mondo gl'OCO-l'Omano è segnata anch'essa dalla deflcien1.a dell'agricoltura: il movimento della attività agraria vien meno: im– menso zono di terreno già colti,·ato sono abbando– nale o l'icadono nello stato sel\'aggio, e sov1-a di esso erra In miseria delle J>Opolazioni abbrutite. I grandi imperi orientali sono stati 001•rosi dallo ca– restie, sono c1-ollati per hl ro,•ina del fondamento alimonta1·e, quosta baso ultima di tutto le società. La F1·irncia, pdma della Ri\'oluzione. da una parte p1'0scnti\\'a il quadr'O della ci,•ilfa pili raffinata, la sua corte 1-ealc, la sua nobill:.\ dotta ed elegante; dall'altr;.\ il quadro fosco della 1-0,•inaag1-a1fa; iter• reni abbandonati o rinselrntichiti, lo J)OJ>Olazioni abbrutito. In lutti i casi di c,•oluziono sociale il fe– nomeno si osserva: la piramide di questa O\'Olu– ziono ha il vertice illumin:lto dalla luce della ci– vilt,ì, o sotto di esso il decadimento lugub1"0 e mi– naccioso della b.'\Se. Ecco la genesi del fenomeno. La civiltà pl'imitivn è univorsalmonto una civiltà ag1·icola: lo società ampio si fo1·mano pe1'Chò trovano la base di una produ1.iono aliment..'ll'c 1·e~olaro ccl abbondante. In <1uesti pl'imi momenti della società lo raffinatezze dcli:\ c1,•iltà sono sconosciute, ma sono sconosciute anche lo misc1·io che le accompagnano: una me– diocl'ifa S.'lna son1.a squilibri di 1·icchczzo o di mi– serie ne è il carnttere. La civiltà in quosti momenti è una pianta cho non ha ancora s,•olti e lanciati all"aria gli splendo1·i ed i profumi dei suoi nori più me,-a,•iglio~i; ma. in cui nello stesso t01n1>0non ci sono le frondi colpito e malato: una 1,ianta che vive modestamente, ma armoniosamente, con tutti i suoi rami o con tutto lo suo foglie. Ma, grado gl'ado che ro,•oluziono produco lo svi· luppo delle gerarchie sociali. cho spezza l'unifor– mit.\ pi-imitiva nella varietà dello classi, questa co11diz10110 primitiva subisce una trasformazione prer fonda. In questa. formazione dello classi si hanno le classi asscr,•itc e le classi dominafrici. A poco a ~~u~fi~ ~:~=~~~= 1~1! J: 1 i1:~:r1;°~l:~~e~f~ classi dominanti s'impadroniscono di tutto il fondo di ricche1.1.asociale: la terra, gli sfrumenti di pro– duzione, di lavoro o di scambio, ed innno, ora sotto fo1·mo 1mlcsi, come nel c..uo dell'antica schiaviti,, ora sotto rormo larYate, corno nel caso del prole– tariato model'no, gli stessi indh·idui dolio classi di– sc1'0dato cadono nelle lo,·o mani. Formatasi così la ge1'fll'Chia sociale o la domina– ;r.ionc assol uta di una classe, la classe dominante oso1-cita.la sua aziono deleteria. Allora il gl'nnde fenomeno c apit..'llo di questa 1-0,•hm,la trascuranza, la ctoncien1.a della produzione alimentare, cresce e ra.v,·olgc dol suo vortice minaccioso tutta la civiltà. La C..'lUS..'l p1·imitiva, impellente è, come ho accen– nato, l"i mpo1'0 di una classe: ad essa si aggiungono le leggi psicologir.ho che natu,·almont.e guidano l'azione di questa clas se dominante. I)a una }?arte si osso1'\la la legge dell'interesse. L'uomo si mte– rossa soltanto a ciò che lo tocca direttamente; una forma di sentimento disinteressato po,· il benessere

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