Discorso del cavaliere Emilio Visconti-Venosta ministro per gli afffari esteri

• ' 49 No i vediamo risorgere in Italia qw~llo spirito militare, da cui le an tiche signorie ci avevano disavvezzi, quello spirito militare che insegna al paes·e la virtù della disciplina e del dovere. Vediamo sorgere l'esercito e la flotta che danno al paese quella giusta coscienza delle proprie forze, mercè la quale noi possiamo con animo sicuro affrontare l~ eventualità, a cui alludeva l'onorevole mio amico il deputato Guerrieri, quella coscienza delle proprie forze, la quale soltanto rende possibile una politica d'alleanze, senza sacrifizio d'indipendenza, una politica di moderazione senza sacrifizio di dignità. Infine, signori, se noi volgiamo lo sguardo al problema che ci sta dinanzi, agli ostacoli che ancora ci attraversano il cammino, noi siamo in grado di giudicare equamente quello che abbia~o fatto, e quel molto ancora che ci rimane a fare. Perchè, o signori , può forse dirsi che l'Italia, dopo di avere potuto compiere stupende imprese con una maravigliosa rapidit~ e mercè un concorso di straordinarie circostanze, ora rimanga inerte. impotente djnanzi a quello. che le rimane da compiere, come se l e fosse mancato ad tì.n tratto il vigore e là fortuna? No, signori ; l'Italia non esisteva ed ora esiste , l'Italia è risorta in piedi; ma appena risorta, essa si è trovato dinanzi l'antico problema della sua storia, quel problema che l'onorevole Ferrari chiamerebbe · dell'impero e del papato. E,. o signori , anche senza cercare questi raffronti storici, si può ben domandare se il Pontefice non sia un forte avversario benchè abbia perduto alcune delle

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