Angelo Brucculeri - Il problema della terra

-50mente anzichè con la seminagione, faccia meglio il suo tornaconto, non dovendo impiegare grandi capitali o molti lavoratori, facendo così un cattivo servizio alla so0ietà e alla classe dei contadini che resterebbe in parte disoccupata; ma, se ben si considera, si tratta di unlanomalia assai rara, ed in misura così piccola a confronto del resto della terra coltivata che sarebbe puerile farne gran conto. De minimis non. curat praetor. Infatti, il pascolo ha un gran valore sociale, perchè, se non: dà il pane, dà però la carne, la quale, :finchè i vegetariani non arriveranno a persuadere l'umanità che val meglio nutrirsi di erbe, è necessario alimento per tutti. Inoltre dà le lane, ed anche queste, :finchè prevarrà la consuetudine di coprirci d'indumenti, rendono un buon servizio agli uomini. Di più mette a disposizione del com'- mercio e dell'industria molte braccia, che non potrebbero occuparsi nei campi. Così non: si ha propriamente la disoccupazione, ma piuttosto uno spostamento di' lavoro, se pure non se ne ottiene al tempo stesso l'aumento_, giacchè le industrie che ne derivano, come quella dei tessuti, del formaggio, del burro, delle carni, impiegherebbero una mano d'opera assai rilevante. Così, per dare un esempio, la proyincia romana, giusta le statistiche del 1895, produce 131,000· chilogrammi di burro, 5,825,000 chilogrammi di formaggio, 1,300,000 di lana, oltre a grande quantità di fieno. Certamente queste cifre che devono B1bl1otecaGino B·anco

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