Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Maestri e compagni fra i magnati e i popolani, nelle quali le ultime reliquie della società feudale erano state spazzate via. Mentre mi arrabattavo intorno a quella materia, Villari cessò di essere ministro, e riprese l'insegnamento. Io non avevo piu obbligo di frequentare le sue lezioni. Ma lui era il maestro della materia in cui preparavo la tesi di laurea, e per giunta aveva già studiato le. lotte fra magnati e popolani nel comune di Firenze. Perciò riferivo a lui quel che trovavo nelle mie ricerche, domandandogli consiglio. Nacque cosf dimestichezza fra maestro e alunno. Facevamo insieme lunghe passeggiate, discutendo. Una volta mi disse che avevo la testa dura. Ma rispettò sempre la libertà di quella testa. Credo di dovere a lui se ho sempre fatto altrettanto coi miei alunni: e piu le teste sono dure e piu . . . m1 piacciono. Ognuno di quei maestri aveva il diritto di ripetere per sé quel che disse Coen nel 1911, quando lasciò la cattedra: "So che gli studenti • mi hanno giudicato maestro un po' troppo esigente, un po' troppo rigido, un po' troppo severo, ma però, e questo torna a loro onore, ciò non ha impedito mai che mi volessero bene, come io ne ho voluto a loro. Io credo di non avere mancato di esercitare la parte piu importante dell'ufficio che mi fu affidato, cioè di procurare non solo di addottrinare le menti dei miei allievi, ma anche di educare il loro spirito. Anzi, ardisco dire che, sempre secondo le mie forze, in questa parte io non mi sento di essere stato cosf deficiente come nell'altra: ho procurato di insegnarvi sempre il sentin1ento del dovere e l'adempimento rigoroso del dovere, la consuetudine di manifestare sempre schiettamente, apertamente il vostro pensiero, cercando di inculcarvi fa saldezza del carattere, poiché il carattere val piu che l'ingegno e la dottrina." Prendete un ragazzo dai diciassette ai ventuno anni, mettetelo a contatto con uomini come quelli, e quel ragazzo diventerà galantuomo anche lui. Il primo giorno che andai a scuola, a cinque anni, il maestro ci domandò: "Che cosa venite a fare a scuola?" E ci insegnò a rispondere in coro: "A leggere, scrivere, far di conto, e procedere da galantuomo." A leggere, scrivere, far di conto, bene o male, avevo imparato laggiu. A procedere da galantuomo imparai quassu. Non sempre questa scienza riesce comoda nella vita, ma dà un senso di sicurezza di fronte a se stessi che compensa di molte difficoltà. Il metodo di quei maestri era di essere galantuomini nella vita prima di essere galantuomini negli studi. Avere imparato quel metodo è il massimo dei benefici per cui vado debitore a questa scuola. Quei vecchi maestri appartenevano quasi tutti a quella corrente di pensiero, che oggi è disprezzata come "positivista," "illuminista," "intellettualista." La loro e la nostra coltura era anzichenò angusta, arida, terra terra, inetta a levarsi verso i cieli dell'intuizionismo e delì'idealismo. Ai tempi di quella coltura terra terra, noi ci classificavamo nettamente in credenti o non credenti, clericali o anticlericali, conservatori o 54 BiblotecaGino Bianco

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