Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Una pagina di storia antica Ho lasciato per ultimo il maestro piu buono di tutti, quello al quale non posso pensare senza che gli occhi mi si inumidiscano: l'insegnante di paleografia, Cesare Paoli. Nel suo mestiere era tenuto uno fra i migliori in Europa. Ma nessuno avrebbe scoperto in quell'uomo semplice lo scienziato che egli era. Cominciava col pascolarci coi facsimili delle scritture piu facili e piu belle, le minuscole caroline e quelle del quattrocento, e a poco a poco ci conduceva fino ai piu selvaggi corsivi dell'undecimo secolo. Andavo la sera a casa a leggergli i miei lavorucci al lume della lampada a petrolio, mentre i suoi bambini ruzzavano nella camera vicina. Uno dei nostri scrittori migliori, Augusto Monti, ha scritto che tutti possono essere padri, pochi sanno essere il papà; suo padre fu per lui il papà. Cesare Paoli fu per me il papà. Alla fine del primo anno, quando andai a salutarlo per le vacanze, mi mise nelle mani un grosso libro: Imbart de la Tour, Les élections épiscopales dans les églises de France du /Xe au XIr siècle. Ne facessi la recensione per l'Archivio storico che egli dirigeva. lo non sapevo nulla, né delle elezioni episcopali, né dei secoli IX o XII. Ma il papà mi aveva affidato quel libro; dunque credeva che me la sarei cavata. Toccava ora a me. Lavorai tutta quella estate a leggere e a riassumere il libro, scoprendo una storia ecclesiastica, di cui non avevo mai avuto sentore, e alla quale sono rimasto sempre affezionato come dilettante. Tornato dalle vacanze, mi misi a leggere altri libri di storia medioevale francese. Alla fine cucinai la recensione, ed ebbi anche la sfrontatezza di fare alcune critiche a quello che era già uno dei migliori storici francesi. Paoli stampò quelle sei pagine, e me le pagò 18 lire. In quegli anni di appetiti formidabili, la moneta di conto fra noi non era la lira; era la bistecca; una lira due bistecche; 18 lire 36 bistecche. Senza contare l'onore! Per colmo di felicità l'autore del libro mi scrisse una lettera, ringraziandomi per la diligenza della recensione. Fu cosf che cominciai a far gemere i torchi per la "titolografia," guadagnai i primi diritti d'autore, e diventai noto piu all'estero che in Italia. Molte altre recensioni, e articoli, opuscoli, e libri ho commessi dopo di allora, ma nessuno mi dette mai tanta soddisfazione quanto quelle 18 lire, primo parto della mia intelligenza. Oramai la mia vocazione era segnata. La Chiesa storica era condannata ad avermi fra i suoi scagnozzi. Paoli, che conosceva l'archivio di stato come una delle sue tasche, mi disse che avrei trovato nelle "Provvisioni 11 i documenti per risolvere un interessante problema: come la cavalleria dei tempi feudali aveva perduto nel comune di Firenze ogni carattere originario, diventando una decorazione non piu militare ma borghese. Eccomi, dunque, a diciotto anni, lanciato a nuotare nel mare magno delle "Provvisioni 11 : un paio di centinaia di volumi manoscritti dalla fine del secolo XIII al principio del secolo XVI. Cercando di capire quello che era suçcesso ai cavalieri del tempo feudale nei comuni borghesi, non potevo non inciampare nelle lotte 53 Bibloteca Gino Bianco

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