Menotti Delfino - Guglielmo Oberdan

GUGLIELMO OBERDAN 57 per inteso, non farne le meraviglie con nessuno, e, dopo l etti i miei scarabocchi, brucia la lettera. Fra noi siamo avvezzi a tante cose strane !. .. insomma, bruciala l » Non l'ho bruciata - ed ho f:1tto bene. Cosl almeno m'è rimasto questo scritto nel quale il mio povero Nemo aveva messo tutto l'animo suo, aveva sfogato tutto il suo cuore. Proseguiva poi parlando di me e di tante yicende passate in comune; e di tanti piccoli fatterelli, cari a me ed a lui, come rimembranze degli anni della nostra prima gioventù. Ricopio integralmente l'ultima parte della sua lettera. È la più importante. È in essa il germe - e forse più che il germe - del disperato proposito che lo condusse a morte. Oimè ! Allora io non . l compresi .... « Ed ora (scrive Nemo) lasciamo il passato e veniamo all'avvenire. Rileggo quelle tue parole: dopo tanti sùgni: ecc. - c vedo che, pur troppo, c'è un punto che ha cessato di esserci comune. -Forza del destino che ci ha spinti su diverse vie! . « Tu già... stancato da crucci e disin5

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