Menotti Delfino - Guglielmo Oberdan

GUGUELMO OBERDAN Parlamento contemplando il poeta Prati, ch'ei chiamava 4: quel caro vecchio. » Abitò a lungo assieme ad un amico affezionato. « Alla sera, mi scrive questi, noi si leggeva Giusti, Berchet, Carducci. Alle dieci in punto, Guglielmo riponeva i libri di poesia e si racchiudeva ne' suoi studii e ne ' suoi calcoli di matenutica. Io pigliavo presto sonno: e spesso m'accadde, svegliandomi alle cin n ue, di vederlo an- ...., , J. cara al tavolo tutt'assorto ne'suoi calcoli.>> Giuocava assai bene e volentieri agli scacchi. Adorava la mus ica, e suonava meglio chç Ja dilettante il flauto, che aveva appreso ' quasi interamente ' da se. Ne' giorni di cattivo tempo, invitava ridendo, qualche amico, al « gran concerto; » e faceva passare a tutti un paio d'ore amenissime leggendo delle poesie, giuocando agli scacchi, suonando il suo strumento e conversando con la vivacid e l' acutezza ch'ei sapeva porre in ogni suo detto. Fra gli esuli istriani, anzi fra la gioventù universitaria romana, si distinse subito per prontezza d'ingegno ed energia di volere. Il contegno del governo italiano, tanto di-·

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