Menotti Delfino - Guglielmo Oberdan

GUGLIELMO OBERDAN trascrivo una sua lirica, dalla quale traspiu una mite e pensos~ malinconia. È intitolata : Il lamento dell'esule: Mesto, m'avvolge il zeffiro giocondo E il puro cielo e il balsamo del fiore Quand'è quell'ora che l ontan dal mondo Tacitamente mi sospira il core. Ed è a quest'ora che il pensier vagante Sen vola sovra l'ali del desio E mi trasporta le memorie s1nte Che lunge ahimè racchiude il suoi natio. O patria, o rocche agresti o verde piano Che ognor vedete i cari del mio core, Parlate lor col vostro senso arcano E lor recate i miei sospir d'amore. Voi lor direte che lo spirto incerto Sen sta dubbioso e mesto li rammenta, Che da lui fugge della p1ce il merto E si riduce infausto a morte lenta. J'{EMO. L'autore dei Versi alfAmico non si riconoscerebbe più in questa poesia cosl appasswnata.

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