Menotti Delfino - Guglielmo Oberdan

GUGLIELMO OBERDAN ") ") ) ) s :tssmw. >> E piangeva di rabbia contro l'ingiustizia, contro la prepotçnza che impcLt sovran1 nel mondo. Era bello i 11 queste esplos ioni dell'aninio suo: gli occhi gli scintillavano, le guance, per, solito pallide, gli s'intìamnuvano, e levandosi la blusa militare, h ge ttava a terra, la calpcstaYa, e l'insult1va ferocemente. AYcvo indovinato h sua fernu intenzione di disertare. Quei giorn i, a Triest e, regnava un:1 cupa costernazione. I g iovani non ~n·cvano piu allegrie , pens:mlo alh sorte di t.tnti compagni, obblig,tti a scegliere fra il supplizio d'una guerra ingiusu e le durezze dell'cs iglio. Tutte le mattine ci suss urravamo all' orecchio: << Sai ? stanotte è partito il tale: stas era p:1rtiri il t al altro. >> Molti 11on attesero b chianut a sotto le armi , e fuggirono prima. La polit: ia aveya moltiplicato le su ~ mille braccia. Alla s tazione ferroYiaria, alle b:trriere delia città , agl'imbarchi dei piroscafi, dappertutto formicobv:mo le spie e gli agenti di polizia. Codest' assidua vigilanza raddoppiava nei gioYani colpiti dalla chiama l'abilità, l'astuzia, le risorse. De ' disertori parecchi cor-

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