Menotti Delfino - Guglielmo Oberdan

GUGLIELMO OBERDAN la sua r iconoscenza. Adorava - è la vera parola - adorava « la sua vecchia >> - com' ei la chiamava; nè io poteva fargli maggior piacere che parlargliene di sovenye e prefessarle la mia rispettosa stima. Quando fu nota la tragica fine. del mio povero amico , vi furono giornalisti che non ebb ero rossore di scrivere che Obcrdan a Roma, « viveva in un ambiente çorrotto >> che aveva per amici persone « nule in arnese » ecc. ccc . A codesti sciagurati il dispr ezzo sarebbe l'unica meritata risposta. Ma siccome vo' dire tutta h verità (tutta quella che posso dire, s'intende) sul conto del martire venerato, debbo affernure che Oberdan a Roma godeva la stinu e l'amicizia di autorevoli patrioti, di egregi galantuomini, di onorande persone. Se è un t orto esser poveri , esser infelici, esser onesti, onesti jìnJ ed oltre lo scr11polo , e mangiare soltanto pane, ma pane guaè.agnato senza frode e senza viltà - ebbene, sì : Oberdan m·eva torto ! Le sue povere condi zioni non gli permisero mai il lusso di vestire con eleganza c con ricercatezza. Del resto l'animo suo

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