Menotti Delfino - Guglielmo Oberdan

20 GUGLIELMO OBERDAN per frequenti studii ed esercizi di lingua e di stile. Del resto, leggeva tutto, senza preconcetti, senza badare alle opinioni degìi autori. Adorava il bello, dovunque fosse, ovunque si presentasse. Più tardi aggiunse alla sua biblioteca alcune opere di Mazzini c le odi di Carducci. Queste ultime sapeva tu:t e a memoria. La s ua più cara soddisf.17ione era di legge re a me ed a qualche altro amico i brani più belli de' suoi scrittori. Quando si conveniva nella sua ferYente ammirazione , era raggiante. Leggeva bene assai, s'animava, e la sua voce prendeva un calore, un tremito armonioso che comunicavasi agli astanti. Un giorno (mi trovavo a letto malato) Nemo, che facevami assiduamente compagnia, mi lesse un brano deH' Assedio d i Firenze. Era quello che descrive Lt disperata resistenza e la ero ica morte di Francesco Ferruccio. Quando giunse al terribile no, terribilmente detto dal guerriero fiorentino a G:winana, interruppe la lettura. I singhiozzi gli tolsero la voce e pianse come un f.1nciullo. Parecchi anni dop o~ scrivcndomi d;t Roma sur una commemo-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==