Menotti Delfino - Guglielmo Oberdan

Gl:GLIEUIO OBERDAN allegre risate. Quando passava un gendarme,. si alzava il tuono dei nostri canti, come in atto di sfid~l. Gug lielmo ed io eravamo le gole più resistenti della brigata. Che allegria, che gioventù! Chi pensava all'av\·enire? Eppure se qualcuno avesse potuto vaticinarlo! .. . Di qu ei giovinetti, alcuni gemono nelle carceri - altri mangiano il duro pane dell 'esiglio - chi trovasi in remoti lidi - chi riposa sotterra... E riposi tu pure, o mio povero Gugli elmo, che que! giorno, attaccato al mio braccio, ridevi cantando, e fra una strOhl e l'altra, più. con lo sguardo che con la parola, mi dimostravi la tua letizia per aver trovato finalmente un amico! Da quel giorno, più che a.mico, il poveretto mi fu fratello. In mia casa trovò il r esto di quella famiglia che il destino non aveva. voluto concedere alla sua ardente gim·inezza . Veniva tutte le mattine alle sei a svegliarmi. Si lavorava assieme ai doveri scolastici, poichè eravam diventati compagni di scuola. Ncmo (così lo chiamavamo, per abbreviazione di GJglielmo) non nuncava mai. Quante volte, nell' entrare in mia stanza: e nel trovarmi profondamente addormen-

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