Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

,LA TOIIRè IJJ ì'>ONH lenit·e richiarmito presto, da prima si moslrò it·to di stoicismo, e scrisse mirabilia alla madre Albina, coinc sarebbono queste che vi , vado a dire: = Quello che dell'uomo è buono sta dentro di lui, non fuori, e come veruno al mondo gli può .dare questa bontà, così nè anche alcuno gliela può togliere : ottima creazione tlella natura l'universo, e dell'universo parte nobilissima il pensiero inteso a speculazioni filosofiche: questo pensiero poi spettare a noi altri uomini propriamente , ed in modo immancabile e perenne dove a noi stessi non manchiamo: però volga fortuna sua ruota e il .villano sua marra, che quanto a lui egli ha messo - il tetto e non ci pensa più (27>. _:__ Ma Seneca saltin1banco era, non filosofo; ond'è, che vedendo prolungaire lo esilio incominciò a guaire pigliandosela con la Cor- -- sica e smaniandosi in vituperio di lei con epigr·ammi esagerati sempre e spesso calunniosi. Io gli appresi a memoria, e molti fra i Corsi eziandio gli sanno , non esclusi quelli che o non intendono il latino o Io intendono poco, e li vado tra n1e ripetendo quante volte il dolore pizzicandomi la pelle vorrebbe ch'io gridassi ahi ! - Seneca dopo sei anni di confino era richiamato a Roma mercè le pratiche di Agrippina succeduta ·a Messalina nel letto di Claudio Cesare, la quale gli commise la educazione del figliuolo Nerone. Qual éoltello, - tal guaina, e Io imperiale scolaro pagò un giorno da pari suo il salario· al maestro facendolo ammazzare. Dopo diciotto secoli l'ira dei Còrsi contt·o Seneca riarde più viva che mai, e ti raccontano come la stizza del filosofo nascesse da questo, che comportandosi egli con le femmine còt·se meno onestamente che il costume paesano patisse, un bel giorno le donne di Mercurio, villaggetto di cotesta terra, lo spogliassero ignudo1 c

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