Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

tf~2 LA TORRE DI NONZA squisita urbanitù, tacque pe1' alcuni momenti: po1 con sembianza piutt.osto contristata che arcigna soggiunse: = Signor maresciallo, noi altri còr3i come rozzi le usanze dei gentiluomini del vostro paese ignoriamo; ed io mi sento tJ·oppo vecchio per impararle adesso; soffrite in pace, che mi attenga H Ile mie. Noi co' nemici, nostri non mangiamo, bensì combattiamo: a noi poveri, e parchi i vostri p•·anzi guasterebbero la salute. Questo pezzo di pane ( e frugatosi in tasca ne trasse fuori un pezzo di pane nero, che sporse ve•·so il conte di Grandmaison) residuo ultimo della veltovaglia di cui andava provverluta la Torre mi baste•·ù tanto ch' .io giunga a Murato. < Il conte, quietat.i gli spiriti accesi, ebbe vaghezza d' informm·si per quale strana ventura gli fosse comp,m·sa davanti tanta gente così inaspettata, e così singolarmente vestita; c la seppe: seppe e:~iandio, che lo stupendo colpo il quale mandò in pezzi la spada del capitano Vaudemont si era partito giusto dallo schioppo di Gesù C1·isto, a cui ne fecf~ complimento. Ancora si pt·ovò a convitarlo in compagnia dei personaggi della sua passione, ma avendone ripot·tato non dispettosa , però ferma r·epulsa, altro non gli l'imase che compire le clausole della capitolazione, e questo fece con fede, della quale vonei, che i Francesi si fossero mostrati in ogni . tempo più religiosi osservatori, affinchè alla fama di prodi, che sarebbe negare loro astiosa follia, potessero aggiungere l'altra non meno bella di onesti. « E qui il vecchio si tacque, e come colui che immagina avere soddisfatto al suo compito già si apparecchiava a pigliare commiato, quando io ponendogli la mano sul braccio e con dolce violenza costringendolo a t'imanersi seduto , gli domandai: .

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