Emilio Lussu - La ricostruzione dello Stato

zlone di libertà, ma duramente. La difesa del nuovo stato non può essere affidata a nessuna delle organizzazioni armate esistenti. Milizia· e polizia dovranno sparire, e l'ese'rcito, fascistizzato nei suoi quadri, in tanti anni di corruzione politica, non andrà riformato, ma rifatto. ~II La Carta costituzionale che il popolo italiano sarà chiamato a darsi liberamente, non sarà che la conclusione delle modalità con cui il paese potrà esercitare le sue libertà. Essa sarà presumibilmente preparazione di anni, esperienza vivente delle nuove realtà politiche e sociali. Non presuma un «club• di cultori di diritto fissare fin d'ora l'avvenire. La costituzione sarà l'espressione diretta dell'effettiva democrazia italiana. Poichè è lo stato che biscgnerà ricostruire, rispondente alla vita di una democrazia del lavoro, e quindi tale che profonde modificazioni saranno portate all'essenza stessa nel diritto pubblico e privato delle legislazioni liberali. Una democrazia che ponga la soluzione radicale dei grandi problemi del capitale e della terra come sarà chiamata a fare la democrazia italiana, non può realizzare il suo sviluppo che illuminata da un ideale socialista e sorretta da una legislazione progressista. Se così non fosse, nel corso di una generazione si ricreerebbero quei privilegi, quelle ingiustizie e quei pericoli che si saranno voluti sopprimere oggi. Ma l'essenza dello stato deve restare democratica. I più fra noi non credono che lo stato sia necessariamente, secondo la tesi marxista-leninista e quella tradizionale anarchica, per definizione la tirannia della minoranza sulla maggioranza, espressione' eterna di sfruttamento e dominio di classe ; e che quindi ogni stato sia, per la stessa sua natura, oppressivo. Nè credono che la libertà esiga per la sua vita, la distruzione dello stato, d'ogni forma di stato. I più fra noi ritengono ciò utopistico e non credono neppure che la dittatura del proletariato in Russia sia una forma di trapasso tra lo stato zarista distrutto e il non stato marxista d'av• venire, quando, distrutte definitivamente le classi, saranno con queste definitivamente eliminati i pericoli di lotta di classe: un vero e prorrio stato. Lo stato va pertanto definito in altro modo. Lo stato in cui le grandi industrie sjano collettitlizzate, e il capitale finanziario sia qitindi co'zpito a morte, e le ba1whepassino tutte allo stato, alla regione, al comune, ai sindacali, e la grande proprietà Biblioteca Gino B,1mco i<'bhaazione Alff'èd Lewn.1 Bibhoteca Gino Bian:eò

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