Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

55 i democratici, scegliendolo a capo, non debba ravvedersi a danno suo per seguire nuovi capi; sono queste verità legali per ciò stesso che il voto del 20 dicembre fu voto decennale, voto di rivoluzion.e . Aggiungiamo, che il voto d~l 20 dicembre è voto di guerra alla vecchia Europa. Qui ancora non dobbiamo indagare qual sia la volo'ntà di un uomo : ignoti sono gli ostacoli, le resistenze, i capricci che possono determinarla; ~ del caso non havvi · scienza. Luigi Napoleone ·vorrà egli sfuggire alla rivoluzione che lo incalza dandole la diversione della guerra? prefet~irà egli d' irnpiegare le sue forze nell'interno accettando i tr'"altali del 181 B, sottoscritti "in odio suo? Potrà egli vincere la sorda opposizione della n1agistrat~1ra, dell' u1liversità, dell' instituto, dell' arnministrazione, senza raddoppiare l'influenza dell' _esercito? Potrà egli rendere p~eponderante l' ese'rcito senza renderlo necessario ·colla guèrra e itnponente colle vittorie? Qual sarà la sua guerra? D' on~e comincierà, dove finirà? Lasciamo da banda gli interessi di un uomo: interroghian1o la volontà della Francia; sola essa è logica, qominata dalle ide·e e signora di tutte le volontà individuali : la Francia, votando il plebiscito, ha invocato la tradizione,_ il simbolo di ·Napoleone,; essa h~ invocato-una tradizione, un simbolo di guerra contro i trattati del t 815, contro la santa--alleanza, co,ntro l'antico sistema dell'Europa o l In oggi la Francia è meno incerta nella sua intenzione, che non lo era nel 1848; il suo silenzio è più mi- , .naccioso d~ l manifesto di Lamartine: in oggi la metà FERRARI 3 '

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