Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

:i2 gnori dello Stato rotnano e alle città: che debba es.., sere come Napoleone, soldato della ri voluzionc e iinperatore dc' Francesi, in lotta coi regj e coi giacobini, col pontefice e cogli ideologi, colla monarchia e colla dernocrazia: che già dal pr·imo passo la contradizione lo stringa e la sua dittatur·a sia assolutista e popolare, ragion dz" Stato e plebiscito~ che la sua costituzione fondi una can1era sul voto del popo- ~ lo, e le tolga l'iniziativa, la publicità, la popolarità ; c~he debba egti governare con propr·ia e occulta ini .. ziati va, con perpetua sor·presa; che debba ad ogni l giorno evitare il continuo fallo di Luigi Filippo, che ponevasi in balia della discussione e intitolavasi tran... sazionc, e dicevasi apertamente mezzo ter·mine tra il vero e il falso, tra il giusto e l'ingiusto, per cui cadeva sotto la rivoluzione .del disprezzo; che il presidente, attesa la mobilità progressiva e sempre inl - prcvista dell'estremo tertnine della den1ocrazia, si trovi predestinato a cadere cotnc ogni rnezzo termine , sia desso occulto o palese, sia desso nel veto di ·Lui.. gi XVI, o nell'umanità della Gironda, o nel terrore di Robespierre, o nella gloria di Napoleone, o nella eloquenza della ris-torazionc, o nella scienza dell'orlcanismo; insomma che Luigi Napoleone resistendo alla democrazia debba cadere; che attuandola debba crdere i1 posto ai dcn1oçratici; che la sua dittatura sia provisoria, letnporanca ; ehe stiano contro di lui la violata libertà, novantamila negative, e altretante astenzioni in Parigi; che la sua fortuna sia ragion di Stato , non di giustizia; che il popolo, ingrato verso

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