Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

29 sa, scuole la società in ogni sua legge. Le riforme si svolgono in sensi opposti seguendo teorie contradittorie; le idee straziano gli interessi; ora ad evitar gli eccessi della vitalità, fu desideralo nn potere discrezionale, un potere che servisse di freno e di organo ad un tempo alle idee, t,isparrniando 'alla nazione le incertezze del libero esame, l'anarchia di una deliberazione incendiaria, le crisi del commercio atterrito . Indi la dittatura di Luigi Bonaparte, cioè Napoleone redivivo; in altri termini, il progresso senza libertà, la den1ocrazia senza discussione, la rivoluzione senza rivoluzionari. ~Ii verrà opposto che Luigi Bonaparte è l'eletto della reazione, che egli la rappresenta, che a nessun · patto si può concedere alla democrazia ft~ancese la 1naggioranza di sette milioni di voti , che a nessun patto si può riconoscer·e democratico il proscrit.to1,e dc' dcn1ocratici. Io persisto nel rimanere s(orico dell' idea quale si svolge nel seno delle moltitudini' al-· l'insaputa ed anche a dispetto degli individui. Luigi Bonaparte per sè non rappt·esenta la reazione. Prima del 2 dicetnbre ne era egl i il capo, ,la dit~igcva, ne profi ttaya: dopo il 2 dicelnbre pii1 non sostiene la stessa parte. Non ha egli dispe1·so i regj dell' assenlblea? non è egli condannato a combattere ,due dinastie? non ha egli provocato contt~o di sè l'odio inlplacabile degli uon1ini che t~appt~esentano l'antico sistema? Egli è costretto a combattere la reazione nel principio che la genera, deve dirsi l'eletto del voto universale, il rappresentante della sovranità del po-

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