Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

l t2~ dalla codardia militare che traduceva in sco.nfittc la codardia delle coseienzc. Nel secolo XIV havvi Petrar- ~a, e henehè prudentissiino, seri ve: l ~anzone, io t'ammonisco Che tua ragiQn cortesemente dica; Perchè fJ~a gente altera ir b conv ir.n e; l~ le voglie son piene Già dell'usanza pessima ed antica Del ver serrtpre nemica. Proverai tua ventura Fra magnanimi pochi a chi 'l ben piace: Di' lor: chi m'assicura? Pii1 lontano troviatno Dante, il cantore delle tragediP italiane, a cui l' ornbra dell' ayo, profetando , dice: E quel che più ti graverà le spalle Sarà la compagrtia malvagia e scempia Con la qual tu cadrai in questa valle, · Che tutta ingrata~ tutta matta ed empia., Si farà contra te, ma poco appresso. Ella, non tu, n'avrà rotte le tempia. l ' Di sua bestialitade il suo processo Farà la pruQva; sì che a te fia bello . Averti fatta parte per te stesso..- _ Il vero sulla terra de' pontefici è tradizione di solitari, quando non è secreto di ghibellini avvelenato c volto ad innalzar tiranni: il desiderio di evitare la solitudine trasse in ogni tempo nu1nerosa schiera di agitatori ve.rso il falso, ·verso la favola, sperandosi · çhe da cosa nascesse cosa, che il caso fosse piit felice della ragione, e che un espediente, un congegno servisse di leva alla libertà. No: se ·ecce~ionale è la. servitù italica, non vi sono eccezioni che dispensino l'Italia dalle leggi del giusto; chi nasconde il vero raddoppia la propria solitudine, si fa impostore , e

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