Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

if5 , possibili ti• di essere del loro proprio avviso. Poi don Basilio protesta contro le vostl'·e dottrine, sorprende i giornaH con false firme, truffa le firme de' vostri propri amici; poi, sm.entito, li accusa del son1rno cri - rnine di esservi a1nici, e penetra nelle stamperie e scongiura gli edito-ri e gli aderenti e quanti conosee l e non conosce, onde vi sia rifiutata la parola; se poi non riesee, stan1pa nei giornali che lo statnpatore sta per fallire, che voi siete in fame, n è si sgomenta di dichiarar vero l'impossibile, e dicesi onoratissirno c libet"alc, de1nocratico e sociale. Il papato astrai. lo crea l'inquisizione in miniatura e i gesui~i senza legge. ' :Un uomo del secolo XVI stendeva un regolamento l per fondare una società di oziosi: stabiliva, che ogni n1embro dovesse sempre dire il contrario di quello che pensava; lode, biasimo, affermazione, negazione, seryigi, rimproveri, tutto doveva essere a controsenso. La società fu fondata; fu l'Italia di Pio lX e di Carlo Alb~rto. lvi la con tradizione dei- p-rincipj chiatn.avasi concordia; la pace de' principi era detta guerra contro r Austria; la conquista piemontese prendeva non1e di liberazione: i vi era ripulata inazione l'azi0ne del pensiero,. e l'azione e·ra posta nell' inerzia de' principJ. La rivoluzione dì Parigi scuoteva la Penisola, e sorgeva il popolo estraneo al raggiro degli impalliditi cospiratori: pure l' un·anim·ita sopravisse, ed ogn~ colpo portato all'antico giogo sdrucciol'ava sull'egida dell'astratto catolicismo. La llaz.ionalità diventava .Pio IX;. il diritto diventava. la.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==