Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

111 la critica di An1rnirato; posto il papato con1e fatto inevitabile nel medio evo, considerai le grandi divisioni geografiche dell'Italia quali condizioni necessarie della sua forza istorica; non ho rnai cessato di ricordare la federazione del 1484, di insistere ·sulla necessità di una lega, e sopratutto di non toccare i confini riducendo la rivoluzione ad anarchia: e la costituente ilaliana tni parve insidia, e più volle ho ripetuto che il dare principio alla rivoluzione col- , l'unità era un gittarsi su di una terra che non esiste ' c sdrucciolare nel sangue dei Bandiera; n è io m'ingannai. L'esperienza del 48 svelò nella sua nudilà la contradizione profondissima tra il moto unitario e il moto rivoluzionarjo, e l' espet·ienza dell'Italia si trovò confermata d~ll' esperimento similare della Germania, dove la libertà si trovò egualmr.nte espulsa da ogni Stato, egualn1ente cornpressa dall'unità. che invocava l' antieo impet·atore, cgualn1ente insidiata dall'imperatore, dagli arciduchi e dai principi, fatti salvi e popolari in fot•za dell'unità; per cui, se logico e vittorioso fosse stato il moto unitario in Germania c in Italia, sarebbe ri~scito all' in1pero di Barbarossa affratellato col pontifìcato di Gregorio VII; in 'altri tern1ini, alla piit goffa ristoraziene italo-gerInanica del papato e dell'impero . )

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==