Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

·f05 cesco l quallibct~atore. Ci duole di dirlo; Francesco I pareva liberatore econo1nico: mor·ahncntc distrutta ·sotto il regno d'Italia, finiva Venezia per· esserlo anche 1natet·iahnente, se non ridivcntava centro delle provincie venete: fu creduto per trentatre anni che Venezia fosse corrotta, putt·efatta nelle sue lagune , incapace d'associarsi ad ogni rivoluzione: l'in l'elice Venezia gen1eva nella contradizione tra il desiderio della libct·tà e il tin1orc di vedersi nuovamente di- . strutta. l vizi della fusione napoleon ica si riprodussero a Modena, a Bologna, e sotto altra forrna a Gc- .nova e a Torino. La luce italica partiva dalla sòla Milano, e non abbagliava e non 'rischiarava le citlà lontane, non le dominava: Modena, scentrata alla volta sua, ritornava centro nel 1814; nè poteva lamentarsi, n è ripudiare un evidentissitno vantaggio. Genova fusa colla Francia cadeva senza resistere; rforino era f1·ancese: e fosse pure stato del regno d'ILa- ' . li a, nel ritornare capitale sarebbe stata trasr,inata a rivoltarsi contro il regno d'Italia. Quanto a Milano , essa era capitale, protittava della cent1·alizzazione , guadagnava, non perdeva; et'a felice~ doveva esserlo ad ogni patto, accettare il regno, difenderlo: eppu t· e ~litano non voleva essere capitale; lagnavasi delr affluenza de' forasticri che si disputavano gli impieghi, che li carpivano; i( · maleontento era insensato ; i forastieri che invadevano Milano erano ~lodencsi, Bolognesi, Veneziani, erano Italiani: il malcontento era propagato dall'alta nobiltà, spodestata dalla rivol uzionc: pure il malcontento spargevasi, raddop--

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