Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

-j o 1 ' e da Cristo, dai due primi principj del papato e del - l: irn pero. .. In oggi dobbian1o noi ri~novare il dogma dell ' unità per ferire la. Chiesa? La Chiesa è ferita a morte dalla libertà dei culti, dai diritti dell' uotno, dalla filosofia, dall'eresia, da verità ed anche da errori piit potenti ignorali da Ma chiave Ili: nel secolo XVI l' unità era pensier·o pieno di giovinezza e di ferocia; l benchè evocasse i Longobardi, usciva dalla rivoluzione italiana, e la continua mobilità degli Stati lasciava 1 credere alla possibilità d' inlprovvisare una nazionalità coll'onnipolenza del genio individuale: nella mente r ' di Machia velli l'unità si associava· a tu tte le critiche contro l' itnperatore e il pontefice, contro Cesare e Cristo: più tardi diventò arme inutile, e stacca l~ dalla filosofia che l'inspirava, non offr~iva altro alla politica che un prògetto impossibil~. Il primo che Fanalizzò, Scipione Ammirato, la distrusse in poche l parole. r « Chi mi negherà », dice l' Amn1irato, « che mag - :o gior .nurnero di fortezze non sia in ltalia t'"idotta so t- » lo diversi principi che non farebbe se fosse in » p ote re d'un solo! e per conseguente, chi non dit·à » che Roma, Napoli , FireQze, Genova, Ferrara, Man- )) tova ed altre sin1ili città capi dei principati, con più » diligenza ed an1oi·e saranno difese avendo principi • propri (o proprie assemblee), che non essendovi ·i JJ governatori di un principe? .... Non è regno o pro- .» vinci a sì grande che, vinto il principe o signore (o l) il senato) di essa, in un n101nento non , fia vinta e

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