Gli israeliti italiani nella guerra 1915-1918

79 .. . . mettendo a ogni istante a repentaglio la vita. Poichè su le balze ripide e scoscese del Trentino, irte di mille insidie, su le quali i soldati dovevano pervenire aggrappandosi alle sporgenze rocciose o con mezzi che fanno sbalordire la fantasia umana, snidando le aquile, dove da millenni i appollaiavano e nidificavano indisturbate, i nostri soldati · dovevano combattere contro le asperità del suolo e dell'atmosfera e contro la feroce barbarie del nemico, nel cui viscere, non meno che nelle nostre, l'odio si covava da secoli. E non di meno il Pontremoli potè ·uperare tutto, uscire incolume da tanti pericoli e da tanti rischi, considerando come lievi scalfitture le ferite che il pio1nbo nemico produceva nel suo corpo. Verso la fine di giugno del rgr6, dopo un breve periodo di sosta, riprendeva su quelle balze, che costituivano le aspirazioni redentrici d'Italia, i cimenti sanguinosi, e Roberto Pontremoli, come se a ogni cimento si rifacesse nelle forze fisiche e ne11o spirito, combatteva con coraggio da leone: il rombo del cannone riecheggiante in lontananza, gli sembra v~ la voce dei secoli 1norti risuscitati alla nova eva di gloria, la voce dei secoli avvenire portanti alle generazioni del1nondo la patria grandezza. Un altare sublin1e, un altare eterno la balza nivale del Trentino per offrirsi in olocausto alla santa causa della Patria, alla gloria immortale dell'alma parens, e su quell'altare, sul monte Zebio compiè il sac~ificio col nome d'Italia nel cuore il giorno 13 luglio rgr6. GIACOl\tiO PROVENZAL Giacomo P rovenza], sottotenente nel 94° reggitnentQ fanteria, era nato a Napoli il 15 settembrè r8g6. Contava quindi appena 20 anni. D'animo dolce e soa' e, portava con sè una bellezza di carattere corrispondente alla serenità del cielo natio. Non si trovava che da cinque mesi al fronte, su le montagne del Trentino, d'onde gli austriaci tentavano con ogni ]or possa ad aprirsi un varco verso la pianura veneta. A Giacomo Provenza], cresciuto ed educato in cli1na 1nite, nel quale non si conosce la rigidità invernale nè si ha a lamentare l'ardore dell'estate, quei nevai, quei ghiacciai, quelle alture sublimi separate da fiumi, da burroni profondi, dai pendii ripidissimi, dovevano produrre una impressione veramente grande. E in quella diversità di clima, in quella varietà di suolo, fra quei dirupi di sublime orror dipinti, l'Italia

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