Gli israeliti italiani nella guerra 1915-1918

35 e le fatiche della vita mili~are . Il 6 settembre dello stesso anno, promosso sottotenente per ~itoli, da Firenze passò a Sacile, poi a Udine, e quindi per suo espresso desiderio e per reiterate insistenze, fn mandato ·al fronte, poichè egli ignorava la linea del fuoco. Da due soli giorni si trovava in trincea sopra il più insanguinato colle presso Gori~ia, e qui diede ai soldati e ai superiori nn mirabile esempio di quanto possa in un llOlUO, anzi in un giovanetto, la virtit e l'atnore di Patria, ma, continuando le operazioni sanguinose, il 27 noven1bre, n1entre spronava anin1.osan1ente e con parole infiatnmate i suoi soldati, veniva gravemente ferito. Trasportato all'ospedale di Vicenza, sopportò con ammirevole forza i suoi dolori dicendo stoicamente al chirurgo: << H a più paura le1: di operarnzi che io di morire »; e quando sentì imn1inente la sua fine, disse impassibile a chi lo assisteva: << kl uoio lieto per l'Italia ». O Marco Prister! Rroe ventitreenne, tu sei caduto per un ideale grande, che non hai avuto la fortuna di vedere cotnpiuto, poic];lè i fati non te lo assentirono ; n1a oggi gli Italiani, e sopratutto i tuoi concittadini, sentendo il tuo spirito aleggiare loro d'intorno pensano che tu gioisca egualrnente vedendo dall'alto, ove tu dimori , nel regno delle anime grandi e generose, libera la tua Patria, la tua città in seno alla sua Gran 1fadre n1entre il trono degli antichi oppressori, d'innanzi al valore it aliano, sco1nparye con1e polvere spazzata via dall'ira del vento. I>. ~-ACUTO D. Sacuto era nativo di Nizza. Da inolti anni però risiedeva a Genova. Era sottotenente di fanteria e fu tra i prin1i mandati al fronte ad anntùlare l'esecrato confine, che i despoti di altri tempi ave,~ano assegnato all'Italia e riportato a p ie' dell'Alpe che serra Lan~agna , come lo determinò il divino Poeta e come lo tracciò la natura affi nchè questa terra prediletta fosse n1eglio garantita e difesa d_alle invasioni dei barbari di qualunque secolo. E a questo scopo, superando e vincendo le durezze delle fatiche, combatteva con l' ardQre ,.i,·o della sua balda giovinezza, con I'entusiasn1o che deriva dalla coscienza della causa per la quale si lotta. Paziente nella trincea, audace e coraggioso nel combattimento, non si preoccupava che del fine per il quale 13. P atria era entrata in guerra. Amato da tutti, speciahnente dai superiori, per Ja bellezza della sua dedizione alla grandezza, era a1nn1irato per

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