Gli israeliti italiani nella guerra 1915-1918

.. . IZ DoT1'. ANGELO ASTROLOGO Spuntava appena l'alba del gran giorno nel quale si dovevano maturare e compiere i destini della Patria, e ogni animo nobile, ogni cuore che sentiva quale sarebbe, alla chiusura di quel giorno, la grandezza patria, accorreva festante per portare il ~uo contributo d'eroismo al consegu]mento d] quella grandezza. Non si pensò a sacrifici, per duri che fossero, pur di segnare la via luminosa, la quale, per aspra che fosse, doveva condurre alla vittoria. E, del resto, quali sacrifici, quali patimenti possono commovere l'animo di chi si vota alla morte ? E farsi volontario di guerra, non è votarsi alla morte? Lassù, su le Alpi, vigilano costanti i Fati tutelanti l'Italia, e da quelle vette incontaminate chiamavano i petti della gioventù italiana a compiere la sua unità. Angelo Astrol ogo sentì quella voce, e vi accorse. Si arruolò volontario come tenente di complemento, ma presto fu promosso al grado di capitano per merito di guerra. Incurante delle fatiche e dei pericoli, non perdeva occasione per impiegare il suo coraggio e il suo eroismo al bene della Patria. Comandante di una compagnia di fanteria, ebbe ordine di avanzare all'occupazione di una trincea nemica distante oltre 400 metri dalla propria. L'artiglieria lo precedeva nell'azione. La compagnia si avanza fra un nutrito e terribile fuoco nemico: molti della sua compagnia, tutti valorosi, i più volontari, cadono nel tragitto per non più rialzarsi; ma l'Astrologo è lì, alla testa di essi, e non si sgomenta; anima, incoraggia, incita con la parola e con l'esempio, finchè raggiunta la trincea nemica, l'occupa, dopo un'asprissima lotta, facendo 400 prigionieri nemici. La lotta s'inasprisce di più per mantenere la trincea occupata e metterla in stato di difesa, e i compagni, gli eroi, gli cadono sempre d'intorno, mentre egli imperturbato continua la pugn.a tra il sibilo delle palle nen1iche, che sembra vogliano rispettare un tanto eroe, dando ordini e preparando la difesa. In mezzo al sangue e ai cadaveri dei compagni, egli si erge impavido, ma proprio in quel momento di sicurezza di se stesso, una palla nemica penetra il petto dell'eroe, e cade e non si rialza più. Ciò avveniva verso la fine di ottobre del 1915.

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