Gli israeliti italiani nella guerra 1915-1918

CESARE AMEDEO SACERDOTE Di Cesare Amedeo Sacerdote, dottore in scienze commerciali, sottotenente nel genio militare, diamo una qualche notizia della troppo breve vita, perchè si abbia un vero concetto dei suoi giusti meriti. Povero giovane! La morte gli ha teso un tristo agguato, proprio ai confini della Patria, mentre egli meno se l'aspettava! Egli fu colpito da una scheggia di granata nemica nel Trentine, combattendo con tutto il suo valore, nel maggio del 1918. La giovine sahna giace nel piccolo cimitero montano, ma la sua anima già spazia in più luminosi orizzonti, essendo assurta d'un balzo nella sfera degli eletti. Ed egli era un eletto, un puro. Austero di costumi, severo di principii, semplice, schietto; natura bene equilibrata, tutto compreso di un alto sentimento del dovere. Chi parlava con lui per la prima volta rimaneva sorpreso di trovare tanta profondità di pensiero e di coltura, tanta serietà e fermezza di convinzioni in un giovinetto, poichè egli aveva l'aspetto di un fanciullo e l'anima di un uomo. Tanto modesto egli era che la brillante riuscita nei suoi studi fu una rivelazione per tutti. Qualche mese prima della sua morte gli fu decretata dalla Camera di commercio la medaglia d'oro per il triennio di studi per la magnifica tesi di laurea approvata a pieni voti assoluti con la stampa della tesi stessa: « La guerra e la crisi del carbone in Italia », a spese e cura dell'Istituto superiore di studi commerciali. Egli quindi aveva d'innanzi a sè un avvenire splendido di studio e di lavoro. Durante la sua permanenza al fronte non pensò mai di essere in guerra; ma si trovava come in un luogo di letizia; le asperità montane, le vette nevate, i ghiacciai pieni di riflessi sotto la luce del sole, le durezze della trincea, le fatiche del soldato, il rombo del cannone, tutto insomma, la natura e la guerra, nei loro vari aspetti e la morte stessa, che mieteva vite con tutto furore, nella sua anima mite e gentile, assumevano forme poetiche; i cimenti più sanguinosi erano liriche stupende, e la guerra, nel suo complesso, un grande poema epico, un poema eroico. Egli, col suo sacrificio, ha compiuto in proprio nome il più bel poema, che lo consacra alla immortalità degli eroi. - Era nativo di Torino.

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