Antonio Bandini Buti - L'idea morale politica e sociale di Giuseppe Mazzini

se nella Nazione risiede l'autorità n1orale, il senso della tradizione che in essa s'incarna, al Comune è. affidata l'applicazione dei principii alla vita, specialmente economica. Il Comune forma i citta~i alla Patria; la Patria dà un popolo all'Umanità. , Una volta liberata l'Italia dagli ·stranieri e costituita in nazione una e indipendente, il suo reggimento interno dovrà essere deliberatò da un'Assemblea Costituente, eletta a suffragio universale. Si otterrà così il Patto Nazionale, quella dichiarazione di principii, in base alla quale verrà a schiudersi una nuova èra alla vita del Paese. I•l compito .. di stabilire l'indirizzo politico e amministrativo della Nazione, complessivamente intesa - dice Mazzini - spetta ,allo Stato,. mentre al Comune incombe il diritto di accertare con una nuova potente maggioranza di voti quando convenga apportare modificazioni al Patto. Spetta pure allo Stato di dettare le norme per l'Educazione nazionale, «senza l'accordo della quale non esiste Nazione»; ai Comuni, l'applicazione pratica di tali norme, la scelta degli uomini idonei per l'insegnamento, la definizione del trattamento amministrativo nelle scuole. Spetta pure allo Stato l'unità del sistema militare, attraverso la Nazione Armata, mentre ai militari del Comune Mazzini riconosce n diritto di proporre le liste per la scelta degli ufficiali (1). « In un buon ordinamento di Stato - egli scrive ---1 la Nazione rappresenta l'Associazione; il Comune la libertà>>. Nazione e Comune sono i soli elementi naturali in un popolo, le sole due manifestazioni della vita generale e locale che abbiano radice nell'essenza delle cbse. (l) Può essere interessante vedere con quale coerenza di principii e assenza di spirito settario, Mazzini considerasse il problema dell'esercito, anche indipendentemente dalla costituzione della Nazione Armata. Nel giugno 1836, scrivendo a un ufficiale che gli aveva annunciato il proposito di dimettersi dall'esercito regolare qualora questo non si dimostrasse all'altezza della proprja missione, lVIazzìni cosi si esprinieva: «.L'esercito è la forza ordinata della Nazione. Suo fine è proteggen1e, occorrendo con l'armi, la vita: cioè l'Unità, l'Indipendenza, la Libertà, condizioni senza le quali quella vita non può esistere e rivelarsi. Da quel fine derivano le norme della milizia. L'obbedienza è legge entro i termini di quel programma: cessa .quand'è apertamente violato ». Egli af~erma che l'esercito è al servizJo della Nazione e non di questo o quel Governo, e la sua funzione è legittima solo in quanto corrisponde alla missione nazionale. Non condivide pertanto la c< servile dottrina» dell'obbedi~nza passiva. «La disciplina - egli scrive - è da serbarsi severa- ' mente In campo, in guerra, quando il compimento della missione speciale dell'eser:cito importa il massimo concentramento di forze, il più alto se~r~to sul disegno e la più rapida esecuzione: in pace, rivive nel milite la missione generale d'ogni italiano, rivivono i doveri e i diritti che ne derivano>>. • te ~rodi in campo, liberi cittadini fuor d'esso n, tale la sua convinzione, smtetlcamente espressa. E appunto in omaggio a tale libertà, chiede che venga accordata ampia facoltà di propaganda politica tra le file dell'esercito. 40 . ~· • ò .

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