Adolfo Rossi - Alla guerra greco-turca (aprile-maggio 1897)

la hatta,flia di Domoki} che, udito dal ciglione, ricordava il rumore che fa la grossa gragnuola cadendo sopra un tetto di zinco. Scrivendo col lapis un primo breve dispaccio, cominciai a mandare il mio uomo all'ufficio telegrafico di Domokò. - Il filo - rispose l'impiegato -· è occupato quasi continuamente dagli aiutanti del principe c dal governo, ma se mi riesce spedirò anche i suoi dispacci, senza garantire nulla e purchè siano brevissimi. - Così, a un'ora di distanza, spedii quattro laconici dispacci, ma dubito molto che siano arrivati ( 1). Dicevo in essi che mentre seguitavano al centro i duelli fra le batterie e il fuoco della fanteria, le retroguardie turche bruciavano tutti i villaggi sottostanti e davano fuoco anche ai boschi delle montagne di destra. Le masse turche non ancora impegnate si avanzavano nella rasa pianura con una audacia veramente notevole: dal cigli one apparivano ad occhio nudo come tanti formicai, che sbucavano dalle alture. A un certo punto si vedevano sulla strada bianca di Farsala intieri battaglioni turchi procedere in ordine serrato, come se avessero marciato .verso una rivista: ma essendo stati presi di mira da uno dci tre grossi cannoni g reci, passarono nei campi laterali e seguitarono a marciare in ordine sparso. (1 ) Giun.~ero a destinazion~ soltanto i primi due.

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