Giuseppe Mazzini - Dubbio e fede

7 morale d'amore e di fede nel quale soltanto io poteva attingere forze a combattere, lo scetticismo ch'io vedea sorgermi innanzi dovunque io guardassi, l'illanguidirsi delle credenze in quei che t•iù s'erano affratellati con me sulla via che sapevamo tutti fin dai primi giorni gremita di triboli, e più ch'altro, la diffidenza ch'io vedeva crescermi intorno ne' miei più cari delle mie intenzioni, delle cagioni che mi sospingevano a una lotta apparentemente ineguale. Poco m'importava anche allora che l'opinione dei più mi corresse avversa. Ma il sentirmi sospettato d'ambizione o d'altro men che nobile impulso dai due o tre esseri sui · quali io aveva concentrato tutta la mia potenza d'affetto. mi prostrava l'anima in un senso di profonda disperazione. Or questo mi fu rivelato in quei mesi appunto nei quali, assalito da tutte parti, io sentiva pih prepotente il bisogno di ricoverarmi nella comunione di poche anime sorelle che m'intendessero anche tacente; che indovinassero ciò ch'io, rinunziando deliberatamente a ogni gioia di vita, soffriva; e soffrissero, sorridendo, conme. Senza scendere a particolari, dico che quelle anime si ritrassero allora da me. Quand'io mi sentii solo nel mondo - solo, fuorchè colla povera mia madre, lontana e infelice essa pure per me - m'anetrai atterrito davanti al vuoto. Allora, in quel deserto, mi s'affacciò il Dubbio. Forse io errava e il mondo aveva ragione. Forse l'idea ch'io seguiva era sogno. E fors'io non seguiva ·una idea, ma la mia idea, l'orgoglio del mio concetto, il desiderio della vittoria più che l'intento della vittoria, l'egoismo della mente e i freddi calcoli d'un intelletto ambizioso, inaridendo il core e rinegando gli innocenti spontanei suoi moti che accennavano soltanto a una carità praticata

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