Giuseppe Mazzini - Dubbio e fede

14 che da mezzo secolo inorpellano, traviandoli, con formole d'analisi e nomenclature di facoltà la troppo arrendevole gioventù. Ricordo un brano di Krasinski, potente scrittore polacco ignoto all' Italia, nel quale Dio dice al poeta: « Va e abbi fede nel nome mio. Non ti calga della tua gloria, ma del bene di quelli ch'io ti confido. Sii tranquillo davanti all' orgoglio, all'oppressione e al disprezzo degli ingiusti. Essi passeranno, ma il mio pensiero e tu non passerete ....... Va e ti sia vita l'azione! Quand'anche il cuore ti si disseccasse nel petto, quand'anche tu dovessi dubitare de' tuoi fratelli, quand'anche tu disperassi del mio soccorso, vivi nell'azione, nell'azione continua e senza riposo. E tu sopravviverai a tutti i nudriti di vanità, a tutti i felici, a tutti gli illustri; tu risusciterai non nelle sterili illusioni, ma nel lavoro dei secoli, e diventerai uno tra i liberi figli del cielo ». È poesia bella e vera quant'altra mai. E nondimeno - forse perchè il poeta, cattolico, non potè sprigionarsi dalle dottrine date dalla fede cattolica per intento alla vita - spira attraverso quelle linee un senso di mal represso individualismo, una promessa di premio ch'io vorrei sbandita dall'anima sacra al Bene. Il premio verrà, assegnato da Dio ; ma noi non dovremmo preoccuparcene. La religione del futuro dirà al credente: salva l'anima altrui e lascia cu?·a a Dio della tua. La fede; che- dovrebbe guidarci splende, parmi più pura, nelle poche parole di un altro polacco, Skarga, anche più ignoto di Krasinski, ch'io ho ripetuto sovente a ma stesso: «Il ferro ci splende minaccioso sugli occhi : la miseria ci aspetta al di

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