Giuseppe Mazzini - Dubbio e fede

15 fuori; e nondimeno, il Signore ha detto: andate, andate senza riposo. Ma do\1e andremo noi, o Signore? Andate a morire voi che dovete morire: andate a soffrire voi che dovete so({1·ire! » Com'io giungessi a farmi giaculatorie di quelle parole - per quali vie di lavuro intellettuale io riuscissi a riconfermarmi nella prima fede e deliberassi di lavorare sino all'ultimo della mia vita, quali pur fossero i patimenti e il biasimo che m'assalirebbero, al fine balenatomi innanzi nelle carceri di Savona, l'Unità Repubblicana dolla mia Patria - non posso or dirlo nè giova. Io yergai in quei giorni il racconto delle prove interne durate e dei pensieri che mi salvarono, in lunghi frammenti d'un libro foggiato, quanto alla forma, sull'Ortis, ch'io intendeva pubblicare anonimo sotto il titolo di Reliquie d'un ignoto. Portai meco, ri copiato a caratteri minutissimi e in carta sottile, quello scritto a Roma e lo smarrii, non so come, attraversando la Francia al ritorno. Oggi s'io tentassi l'iscrivere le mie impressioni d'allora, non riuscirei. Rinsavii da per me, se11za aiuto altrui, mercè una idea religiosa ch'io verificai nella storia. Scesi dalla nozione di Dio a quella del Progresso; da quella del Progresso a un concetto della Vita, alla fede in una missione, alla conseguenza logica del Dovere, norma suprema; e giunto a quel punto, giurai a me stesso che nessuna cosa al mondo avrebbe ormai potuto farmi dubitare e sviarmene. Fu, come dice Dante, un vmgg1o dal martirio alla pace 1 : pace violenta e dii . . . . . . . . . . da martirio E da esilio venne a que:;ta p•tce. Paradiso, X.

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