Giuseppe Mazzini - Dubbio e fede

12 perta e l'applicazione pratica della 'Legge. Ma gli in- . dividui hanno, a seconda del tempo e dello spazio in cui vivono e della somma di facoltà date a ciascuno, fini secondari diversi, tutti sulla direzione di quell'uno, tutti tendenti a svolgere e associare più sempre le facoltà collettive e le forze. Per l'uno è g iovare al miglioramento morale e intellettuale dei pochi che gli vivono intorno; per un altro, dotato di facoltà pih potenti o collocato in più favorevoli circostanze, è promovere la formazione d'una Nazionalitd,, la riforma delle condizioni sociali in un popolo, lo scioglimento d'una questione politica o religiosa. Il nostro Dante intendeva questo più di cinque secoli addietro , quand' ei parlava del gran Ma;re dell'Essm·e, sul quale tutte le esistenze erano portate dalla virth divina a d-iversi porti. Noi siamo giovani ancora di scienza e virtù, e una incertezza tremenda pende tuttavia sulla determinazione dei fini singolari, verso i quali dobbiamo dirigerci. Basti nondimeno la certezza logica della loro esistenza; e basti il sapere che parte di ciascun di noi , perchè la vi~a sia tale e non pura esistenza vegetativa o animale, è il trasformare più o meno, o tentare di trasformare, negli anni che ci sono dati sulla terra, l'elemento, il mezzo, nel quale viviamo, verso quell'unico fine. La Vita è Missione; e quindi il Dovere è la sua legge suprema. Nell'intendere quella miss ione e nel compiere quel dovere sta per noi il mezzo d' ogni progresso futuro, sta il segreto dello stadio di vita al quale, dopo questa umana, saremo iniziati. La Vita è immortale; ma il modo e il tempo delle evoluzioni attraverso le quali essa progredirà è in nostre mani. Ciascuno di noi deve purificare, come tempio, la propria

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