Ignazio Silone - La scelta dei compagni

il legittimo erede della filosofia moderna; e ignorava anche che, dopo le Cinque Giornate di Milano, Carlo Cattaneo aveva annunziato l'unione ormai inscindibile del proletariato con la libertà, destinati, come un cavallo e un cavaliere, a percorrere assieme l'età nuova; e non aveva avuto ancora sentore della teoria di Rosa Luxemburg sulla naturale spontaneità rivoluzionaria degli operai; né della teoria di Lenin sulle forze motrici del progresso nella società moderna; né sapeva del Sorel o di altri profeti del nuovo Messia. Ma, se in quella remota contrada dell'Italia· meridionale le nuove teorie rivoluzionarie sulla missione storica del proletariato non erano ancora arrivate, proprio in quegli anni, principalmente per impulso di lavoratori tornati dalle Americhe, erano sorte le prime leghe di resistenza dei contadini poveri, ·suscitando indicibile paura e sgomento. Non è da stupire che quell'insolito subbuglio, percepito da un giovane interiormente già disgustato dall'ambiente locale, portasse nel suo animo un profondo mutamento, e cioè la persuasione che in una società vecchia, stanca, esaurita, annoiata come quella, i poveri rappresentassero la estrema risorsa della vita: una realtà con la quale fosse salutare accompagnarsi. Correvano allora gli ultimi anni di un'epoca in cui numerosi fatti sembravano confermare la validità del mito della missione liberatrice del proletariato. Il fascino di questo mito esorbitava di gran lunga gli angusti schemi della politica dei partiti. Il movimento dei lavoratori, nel suo insieme, appariva come la grande alter18 bibliotecaginobianco

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