Umberto Morra - Il messaggio di Piero Gobetti

su Lenin. Manca, si può dire, del più importante termine di riferimento che servirebbe a dar rilievo alla tesi gobettiana e il «paradosso» resta in parte inespresso. O è espresso affrettatamente, in singoli punti e rilievi, che poi non riescono a comporsi in una visione ordinata, un po' perchè si tratta in parte (tutta la parte seconda del volume) di brevi saggi e recensioni sulle maggiori opere e figure letterarie ccesemplari» :finchè si vuole dello spirito russo ma non strettamente coordi- .nate; assai più perchè ,purtroppo il tempo dj ripensare .e di fondere i molti barlumi' e scorci di idee gli è mancato. Scelgo un poco a caso un passo che metta in luce il suo intendimento ; e mi fermo su un periodo a pag. 16 : « Il popolo russo che viene considerato da tutti gli intellettuali come il popolo più religioso, non· ha avuto una religione; i poli opposti della sua fede sono : un meccanismo di riti e di formule, socialmente infecondo, e una relig1osità morbosa che nasconde nel misticismo un individualismo torbido e violentato ». È, mi sembra, un'osservazione che potrebbe diventare feconda, ma che rimane senza appoggio. Ma anche se non dà la chiave del volume e del pensiero gobettiano, è un passo «costruito)) gobèttianamente, su cui val la pena di soffermarsi. Gobetti prende di petto quella che crede l'opinione comune, comune non al volgo ma agli intellettuali, e la rovescia, non già ·per accontentarsi di negarla, ma per investigarla e scandagliarla e trarne elementi di verità più viva e aderente, fatta di contrasti molto spiccati, certo alquanto sbrigativi. Ne risulta un'opinione tutta investita di luce, presa di scorcio, dove le propor- :tioni consuete si alterano tutte per raggiungere un maggiore spicco. È difficile che a questo suo lavoro di spostamento e di sbloccamento che viene ripetuto da lui con insistenza (qualcuno lo potrebbe dire anche maniaco) manchi quella penetrante acutezza che rende validi i paradossi e riesce a una nuova visuale, ricca di illuminazioni e di imprevisti. In questo suo modo di fare c'è il gusto della sorpresa e anche dell'offesa al luogo comune, talvolta un gusto tro_ppo bizzarro ; il gusto altresì .di dat:e_appeµa,,uµ jnq.jzio, di_getta.r~..un. s~lll~.she n~ll.?, . . .--- . - I.O bibllotecaginobianco

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