Camillo Marabini - Dietro la chimera garibaldina

alta, slan<"iatH, <·on i capPII i neri ' ui quali bianclwg-gia qual- (']w filo ar;.:Pntl'o, la qual<' Y<'sl <' di nero, all'europ<•a e parla <'OITettamcnte frances<'. Ln p resenza di questa donna dal p11~so liev<', dnll'asp<'lto alllitlo e pensieroso, mi t urba profondamente. (~uando qua leuno dei miei e ommensali condue<· il discor~o su lle nostre \'i<•cnrlr g-aribaldine pa-.;sate e fut un•. ed io ~ento C'h'ella mi g-uat·da c•oo quei g-ranrli e begli or·c•hioni 'Jlauriti e pieni di mistero io fo le \'ist l' di non c·apir<' e h~cio i miei c·ompa;.;ni di t:wola con il ,·bo a pun to in terrogati\·o. 1·: VC'I'O: ~ iamo in piede di ;.:u<'IT>\ . Il turc•o è nostro nl'mieo. Forse que lla donna dpnu ·o di sè si domanda pcr - eh è io, c·he non sono greco. \'ftda, con tan to entusiasmo, a <·omhatterc pct· un popolo l'IH~ non è il mio popolo. eontro una patria che è la s ua patria. Forse quella donna mi dispr<'zza. Pure io sen to dinanzi a questo suo rimproYt>:·o clll' non è detto. dinanzi a questo disprezzo che fors e non albcrg-a neJ>pure lontanamenl<• nel suo cuort•, un 'C'nso acuto di malessere e di sotl'<• rcnza. Mi s i è fitto in capo cht• <tu<•sta signora ve~tita di nero nbbia avu to un morto nella guerra. l~ questo un pcn,icro di quelli che si confi ceano certe volte nel cervell o Hcnza che uno sappia il pcrc·hè, l' piano piano diventauo una c·o1winz ione come di c·osa v issuta. Certo che se il viaggio dum ssc molto ancora io ch ie· dcrei di cambiare tavolo. Lfl guerra è una trista fatalità inesorabile. Tutto essa travolg-I'. Ltt gentilezza. il sentimt'nto, la ea1·alleria, tutte cose qu('Slt' da fanciulle isteric·hc, non c·ompatibili ad uomini d'arme. E cosi de1·e essere. l'u1·e a ciò non si l'iesce senza s forzo <' senza angoscia. Lo S('hcrno di uomo aumenta l'odio: il sorriso triRtc di una donna rend<' pPq>lcss i e diml' ntic-hi , tra1·olti quasi da un fiot to di melanconia c eli dubbi o. Soldati s i, ma prima <'IW>tlie ri ! J:: poco piu di un giol'llo appena che s i viaggia. eppure mi<'i •·ompagni g ià s i annoiano mal l'dett.ameote. Oggi a bbiamo aYuta una felicl' idea. S' è pensat o di

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