T. Mamiani, G. Prati - All'arrivo delle ceneri di re Carlo Alberto

42IV Oh sogni svaniti l Sull' arca di Roma Suonàr gli aquiloni. Recisa è la chioma Al Forte di Giuda, che Pio si nomò. Compulse dall' ira d' un volgo feroce, Divise e tremanti la spada e la croce, La stella dell'Alpi comparve. .. e passò. v Ahi mesto tumulto di fughe e d' esig\i ! Ahi pianto di madri sul carpo de' figli Trafitti e calpesti da un volgo stranier, Che vien preceduto dal suon della morte, Che ai vinti ripiglia le torri e le porte, Che ai deschi interrotti ritorna a seder. VI E ai campi lomLardi la messe non langue, La messe che, Unta d' italico sangue, Par anzi che abbondi sul misero suoi, Per far più giocondo l'avaro sorriso Del ' ' il che la multa , che studia nel viso Dei servi multati la colpa del duo!. VII Or dunque di novo, sventura l sventura! Salendo alle nozze, rimorso e paura La donna nei chiusi suoi talami avrà, Però che all'indizio del grembo amoroso, nespinta la gioia d' un palpito ascoso , " Concetto ho uno schiavo! " piangendo dirà. VIli Or dunque, deserta la casa e la vite Dei mesti parenti, le a~sise abborrite La prole lombarda dovrà rivestir, Servendo una razza di furti pasciuta Che un giorno dai patrii castelli ha veduta, Qual branco di belve, dispersa fuggir!... IX Per numero oh prodi stranieri esecrandi , Che a Dio rincrescete , col dritto de' brandi Tenendo una terra che vostra non fu , Qual fede, qual patto tra noi può Jegarsi ? Voi molli noi pochi, voi stretti noi sparsi , Vcgliamci pensosi ... 1\la patti mai più l

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