T. Mamiani, G. Prati - All'arrivo delle ceneri di re Carlo Alberto

- 2Gnovellamente calpestalo e disfa t~). Fu supremo infor tunio ; se non che la bontà eroica di CARLOALBERTO vi lampeggiò di tal lume, che la stessa calunnia abbagliala c svergognata si ammutolì . Troppo m'è ingrato e penoso che dovendosi ver me toccare queste cose leggieramcnle e per transi to, io non possieda almeno una più maestrevole ar te di compendiarle. V' /> noto che nella giornata funesta di Novara il valore tragrande t.legll ufficiali c di al cune schiere clellissime fece per lunga pezza prependcre la vittor ia dal lato nostro. Se non che, in s ul tramontare, gl' imperiali ingrossati di nuove truppe r infrescarono con tal vigore gli assalti , che non pure s' ebbero in mano la Bicocca già presa e ripresa più d' una volta c con molto sangue , ma fu forza ai nostri di cedere e di ritrarsi da tutte le parti , ricoveraodosene buona pon ione dentro Novara. In quel punto r iarse l' ira per ti nace ed arcana de' nostri destini. In pareechie 9rdloanze entrò lo scompiglio , in alcune lo sgomento , io alt re l' indisciplina , nell ' esercit o inl<' ro la certezza e lo sconforto della (]isfatta. Prima, una lunga lìla di fer ili e fuggiaschi mista di cavall i, d'artiglierie, di carriaggi si rimpiallava in città e propagava mcstizia e paura. Seguivano altre colonM poco ordinate ed altre afTallo scomposte e dal digiuno allibite. Là ufficiali come dissennati pel gran dolore; qua caterve di ammutinati che predavano e saccheggiavano ; poi squadroni di lancieri avventantisi contro l rapinator i, poi l' ar ia assordata di strida, le vie tinte di sangue e di cadaveri ingombrc; mentre sugli spa lli continuo sparavano le artiglierie, e fuo r delle porte, a notte già r, hiusa e sotto la fredda pioggia duravano ancora ostinati alcuni battaglioni a combattere, non più per la fortuna delle armi ma per scemar la vergogna. In tutto' quel giorno RECARLO ALBERTO aveva cosl meschiati gli uffici e le parti di capitano e di sol- <lato, che parecchi de'suoi aiutanti erangli morti dall ato, nè però consentì mai di r itrarsi a luoghi meo minacciati . Poi quando in sul calare del sole r iconobbe la battaglia perduta. e tornare inutili le prodezze del Duca di Genova per r ivocare al conllilto gli stanchi e scorali, inutile ogni uso ch'egli stesso faceva per ciò dell' autorità regia cd ogni efficacia d'esempio, cessa riluttante al suo fato, cd a lentissimi passi e confusi, nulla badando ai proieUi che ogoora più spesseggiavaoo, faceasi prossimo alla città; quando gli giunsero avvisi certi degli sforzamenli e delle rapine che là entro e fuori si commettevano dai soldati suoi propri. Allora , quel grande infelice, rotto il silenzio e l' esterior calma che in tanto disastro sapea pur mantenere, sclamò con profondo trambasciamenlo del core quelle memorande parole: Ahi ! tutto è perduto ed anche l'onore! Nè potendo ristarsi nè quietare nè correre, cavalcava agitato e afTretlato lungo gli spalti ed i baluardi della città. Narrano , mn io non ne so netto e sicuro il vero , ch'egli meditando una fazione cosl temeraria come gloriosa , facesse interrogare alcun drappello di cavalieri se volevano io quella medesima ora

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