T. Mamiani, G. Prati - All'arrivo delle ceneri di re Carlo Alberto

-19x r. lo m'accorgo, e noi celo, che le cagioni le quali riprovo ed espongo de' falli che vo raecontando sembrar possono troppo insolite e troppo tenere del maraviglioso e del mistico. Ma d'altra parte, io sono scusato compiutamente se necessità mi sforza ad attribuire a quei fatti cagioni congeneri e proporzionate; e ch' io le desuma dalla natura vera ed intrinseca del personaggio di cui discor ro vi diveÌ'!'à c:hiaro e patente, quando l'attenzione vostra non si ritiri dalle ultime narrazioni che imprendo. Certo, non ho io fabllr icato quel fo rte sorprendimento dell'animo, e per po~o non di~s i quello stupore, che induce in tutti vedere CARLO ALBERTO in sul mettere le prime orme dell' arrischiato e non mai battuto sentiero, vederlo dico alle più ricise e ferme e sollecite risoluzioni appigliarsi, dove per l'innanzi predominato dal vizio stesso della sua complessione e dalle infermi tà che dentro le forze gli consumavano, e i più vigorosi spiriti del ~angue mungevangli, pareva troppo sovente fluttuare tra opposti consigli , ed essersegli fatto abituale t esitare e il temporeggiare. Intelletto assegnato e pr udente , in nessuna cosa eccessivo , in nessuna impetuoso_. avvezzo a temere il male più che il bene a sperare, negli uomini poco fide nte, rlel r ivolgersi dei casi estimator non corrivo, diviene per carità d' Italia speditissimo e confident.issimo , e imprcnde fatti così audaci e zarosi , clw temerari dimanderebbonsi dove m.en liberale e men santo fosse lo scopo. Altrettanto prodigioso ha ,sembrato vederlo a un tratto spogliare quell'apprensione continua dei popolari movimenti e quella voglia ed inclinazione a resister loro, statagli per lunghi anni accresciuta e av,•ivata da .sleali consiglieri che tante , ·olte hanno prol'u ralo ingannarlo, tanto divertirlo dai suoi nobili concepimenti, e d' una in altra contraddizione lrabalzarlo. In fine (e ciò gli antichi avrebbero qua&i chiamalo un trasumanarsi ) dopo consumata la maggior parte di sua vita in rnediocrità di fama e di opere, non un pensiero, non un atto, non una parola lasciar quindi sentire e conoscere che eroica non sia, nè battuta con lo splendido conio della immortali tà, e la qual non co- .mandi la dilezione, la maraviglia e la gratitudine di tutte le genti italiane. XII. Correva la fine del 1847 e crescevano i pegni dali da CAnto At.BERTo dei suoi liberalissimi intendimenti. E per fermo, quel principe ha Jar• ghi e veri spiriti liberali, e desiderio sincero di spianar la via alle pubbliche libertà, il quale scioglie dai Yecchi legami la stampa, e inizia in

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