T. Mamiani, G. Prati - All'arrivo delle ceneri di re Carlo Alberto

- 17sentimenti poco dissimili porgeva occasione il primo congregars, altresì de'Comizi Agrari dal Re consentito e voluto. Già senza uscir del buon dritto ricusava CARLO ALBERTO di più oltre osservare certi patti gra- ' 'OSi temporalmente convenuti tra l'Austria e il Piemonte circa ad alcune merci e derrate dall'uno nell'altro Stato trasmesse. All'Austria avvezza a signoreggiare in ogni corte italiana, parve nuovo ed acerbo, c fieramente se ne sdegnò ; ma non sl che intendesse le mire ultime e generose nascoste in quc' fatti; imperocchè non possono l despoti figurare e credere in altri ciò che non SE'ntono essi o dispregiano, e che alla volgare loro ambizione d'infinito spazio sovrasta. Di tal modo te.cose maturavano nel Piemonte. Ma ciù non pertanto, versava l'animo di CARLO ALBERTO in molte dubbiezze, non a rispetto del fine sovrano e del volerlo (quando che fos se) interamente e con gagliardezza raggiunto e adempiuto; ma sì bene intorno alla scelta dei mezzi e all'indirizzo da darsi all'eroico intraprendimcnto e al come condurlo in guise ottime tutte e conformi alla sua pietà, e fermate sopra principj d' irrefragabile bontà e giustizia. Conciossiachè molti fra suoi cortigiani e fra religiosi più intramettenli e troppo da lu i caldeggiali veniangli most rando e raccomandando una sorta cl i pietà, di ~iustizia e di cari tà oppostissima al concetto che l'indole sua naturalmente diritta e nobile s'avea formato. Ciò più che altro il teneva perplesso. Però scolpiva in una medaglia il leone Sabaudo pronto a percuotere con l' alzato artiglia l' aquila spuria c difforme, solo che vedesse spuntare in cielo l' astro aspettato, cioè un segno precursore e fatale ch'egli credeva non dovergli a tempo fallire c non esser remoto. Ed ecco veracemcnte sorgere un lume improvviso e sfolgorantissimo in Vaticano, ai cui lampi ed al cui tepore sembrano nel miserando deserto d'Italia rigerminar tutte le antiche semcnzc di onore, di libertà, di sapienza e di gloria. Certo , nessuno salutò quella luce r.on più di appagamento e letizia che Re CARLOALBERTO; avvegnachè da quel punto a lui ces5arono le esitanze e ogni oscurezza si dileguò, e raccolse entro l' animo il pieno e sicuro criterio morale d'ogni fu tura opera sua. Stimò allora ed ebbe per fermo, nè per qualunque mutare d'uomini e d'avvenimenti cangiò egli di poi sentenza, che Dio medesimo gli rivelasse in modo patente e straordinar io a quale speeie di virtù ardite e maschie e fruttuose fosse 1:biamato cd eletto. Compiersi alfine il felice connubio tra la libertà e il papato, tra il progredimento e la Chiesa; Roma cessare di troppo blandire i potenti e verso i popoli nuovamente accostarsi ; già riconoscere nelle nazioni il diritto primitivo ed ingenito di possedere sè stesse; già spandere benedizioni sulle armi che le c.lifendono, e più validamente venir sancito da lei quel pronunziato antichissimo, che combattere e perire a pro della verità e della giustizia torna a un medesimo che combattere e morire per Cristo Signore, cum Christus sit veritas et justitia (•). Allora CARLO ALBERTO abbracciato l") Eadmtri, D~ \ita ADK'IDli , L. 1, p111J. 1.

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