T. Mamiani, G. Prati - All'arrivo delle ceneri di re Carlo Alberto

-13 - e cordoglio di tutte le latine città. Qui voi pure state presenti, ahi sventura! o fratelli di Venezia, o invitto e intrepido retroguardo delle armi italiane, rifatti degni di rivestire la gloria di quattordici secoli, arditi di combattere soli contro tutto un impero, manomessi non dal ferro ma dalla fame, cedenti per accordo, non per disfatta. Sia luogo alla verità; di niun corrotto e di niuna lacrima trarrà l'anima benedetta di questo martire più compiacimento e più onore, che delle vostre, o prodi, come inc~lpevoli, o per ogni.virtù militare e civile insignì e specchiatissimi Veneziani. VI. Bello e magnifico è tutto ciò, e sufficiente, mi sembra, a far venerando ai venturi qualunque nome di re. Pur nondimeno, se in voi mantiensi, uditori, l'onesto desiderio di più avanti considerare la sostanza della virtù, seguitando a bene distinguerla e segregarla dagli accidenti, massime dagli esteriori assai più soggetti all'arbitrio dei casi e al torto giudicio degli uomini, le lodi che mi rimangono a dire di CARLO ALBERTO riusciranno maggiori e più rare, e se ne riverbererà un lume d'insegnamento da spandersi con profitto grande non pure fra i popoli italici, ma s\ fra tutte le genti civili e cristiane. Il perchè, quando mi fosse fattibile, io chiamerei volentieri ad udire questa .parte seconda del mio discorso gli uomini tutti che hanno in Europa autorità e ingerimento continuo e principale nelle faccende pubbliche, e molta facoltà d'informare e allevare l'animo e l'intelletto delle JPOltitudini. Io dico ed assevero che io farei ciò premuroso e senza paura d'orgoglio, conciossiachè la imperizia e la ruvidezza del ragionare non potrebbe dal Jato mi~ esser tanta da spegnere affatto il fulgòre delle verità, che fuor del mio tema di per sè traluce e sfavilla. Per fermo, tra i vizi molti e gravissimi che incattivirono la nostra età e onde marciscono in poco d' ora i frutti delle sue fatiche e dei suoi tentamenli, il pessimo, al mio sentire, si è quella inerzia della gente mezzana a oppugnare il male e pretendere il bene ; quel difetto di fede profonda nella verità e nella giustizia; quei concelli o dubitosi o travolti, cosi intorno ai diritti come into.rno agli uffici ed alle virtù cittadinesche ; quello scarsissimo sentimento dell' annegazione e del dovere, e quell' in~orgere invece con infinita baldanza ed avventatezza contra ogni autorità ed ogni titolo di primazia. Quindi purtroppo è nato che l'eguaglianza civile e politica viene professata e voluta più assai per"invidia dei beni e delle preminenze altrui che per ispi rito vh•o e sincero di dolce fraternità; quindi piuttosto che affaticarsi ad alzare ed accostare gl'infimi ·ai sommi, abbattesi rabbiosamente ogni cima, e a quella gretta mediocrilà, che riman di poi, d'ogni condizione e d' ogni intelletto dassi lo specioso nome di pura democrazia : quind' infine, spo-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==