Luigi Carlo Farini - Il conte Buol e il Piemonte

24 Toscana è qui c non fa motto ; è qui il legato del Re ùi Napoli, e quando il Re Vittorio Emanuele parla dei dolori d'Italia, egli non si commuove; chè da Napoli non vengono che gridi di gioia t Il .Ministro austriaco querela la nostra stampa licenziosa. Ma perchè non querela egli la stampa deJI' Inghilterra, la quale tante volte disse tanto vituperio dell' Austria, dei Ministri, dei Marescialli, dell' Imperatore, di sua Madre Cf La libertà dello scrivere a stampa è un nostro diritto costituzionale, e soli i giudici, non i ministri, possono provvedere agli scorsi della licenza. Il Conte Buoi, che vorreùbe purgarsi dall' accusa di aver domandato che il governo piemontese facesse mutazioni negli ordini dello Stato, rafferma l' accusa confessando « che « domandò guarentigie per la stampa (1) >>. E confessando, che poi interruppe le relazioni diplomatiche, perchè il governo piemontese non fu arrendevole, egli fa palese al mondo, come l' Austria volesse, con una solenne dimostrazione di corruccio, fare violenza al libero governo di uno Stato indipendente. Forse sperava la Corte di Vienna, che i ministri piemontesi le avessero data balia di ristabilire, a poco a poco, un ordine ed una quiete di suo genio, in Piemonte. Perchè, se il credi, la cagione di tutti i mali d' Italia consiste in questa nostra libertà; e tanto è . fermo il Conte Buol in sì fatta persuasione, e tanto s.incero nell' esporla, che invita le Potenze a (( disseccare (l) Dispaccio cit ato.

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