Luigi Carlo Farini - Il conte Buol e il Piemonte

22 cipi dì Savoia. Guardi, che il Principe di Metteruich anche dopo quel se1·vizio, che Carlo Felice si era lasciato rendere nel 21, scriveva ai 26 ùi Marzo 1822 : « essere il Piemonte il « nido della setta che cerca nudrire il fuoco della rivolta; << nissun paese come quello porgere maggiore facilità ai dise- « gni ed agli infaticabili intrighi dei faziosi, e perciò questi « avervi stabilita la sede principale dei loro lavori (1) ». Le son parole che paiono scritte oggi; tanto è vero che la ripugnanza dura da un pezzo, e che non l' ha inventata il Conte ùi Cavour! Illustrata quella parte del dispaccio del Conte Buoi, che mi pare l)iù degna dello studio dei diplomatici, come quella che accenna alle massime del diritto pubblico, farò poche avvertenze, o Mylord, sul lungo capitolo, nel quale il Sig. Conte va sermonando sul Piemonte con vena da gazzettiere. Ricordando l'invasione del Piemonte nel 21, e deplorando che il Conte di Cavour abbia messo in voga teorie moderne, il Ministro dell' Imperatore lascia intendere, con una ingenuità rara nei diplomatici, di qual ragione sieno i servizi che la Corte di Vienna, nella sua generosità, sarebbe pur sempre inchinevole a farci. Addimostrando sdegno e dispetto, perchè il Governo Sardo parli in nome dell' Italia, il Conte Buol fa ingiuria all ' Inghilterra ed alla Francia, le quali conobbero nei plenipotenziari di Vittorio Emanuele il diritto di parlare dell ' Italia in un Congresso europeo. (1} Dispaccio citato al Barone Vincent o Parigi.

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