La battaglia di Bezzecca

, . BATTAGLIA DI BEZZECCA 25 XXXIII. NELLO SPEDALE. Quando Dio volle giunsi anch'io ~Ila chies~ di Tiarno, già popolata di feriti e di moribondi. Di letti o qi pagliericci non c'era manco da discorrerne; per cbi sapeva adattarsi, v'erano le panche dove le b.igotte ~t~Jlno a pregare; agli altri toceava sdraiarsi per terr&. Fui di questi ancor'io. Mi strisciai pian piano fino agli scalini dell'altar maggiore, e cotesto fu iL mio cap~zzale, co.n la coperta attorcigliata che mi facea da cuscino. Dopo un buon paio d'ore mi s'avvicinò il medico : era il medico del paese, per chè i medici garibaldini gli vedevo affaccendati a tagliare ~ fasciare i feriti più gravi. Io di co stui, a dirvela, me ne fidavo poco, ma biso.gnava fare di necetisità virtù. Mi scoperae la gamba ferita, e presi certi suoi ferri gl'introdusse nelle carni, e vi sguazzava dent:po come se Ja mia gaQlba fosse div.~nt&ta un pezzo d'anatomia. Cacciav~ degli u1~li tanto fatti, poi mordevo la camicia fino a strapparla. Dopo cinque minuti di quell'ar.meggìo, il brav'uomo capì cbe c'er,a dentro la palla. Cbe bella scoperta 1 Se io mettevo un dito alla parte infer.iore della gamba, sentivo benone che la palla c'era, e guardando si vedev~ sulla pelle il rialto ch'ella facev.a. Passav.a in quel punto un medicp dei nostri, e parenrendoiQi alla facci~ fiorentino come me, gli gridai: « Oh sor dottore, venga un po' quà lei, e guardi che cosa mi può fare. » Il compiqcente dottore venne subito a me, trasse alcuni fer.ri dali?astucci p che teneva legato alla vit» con un ciptolo, come i paratori da chiesa quando mettono su le drapperie, e si accinse all'operazione facendomi mett~re boccoqi. Oon un suo coltellaccio, in pochi colpi tirati giù alla brava, praticè una larga ' , r

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