La battaglia di Bezzecca

LA B'\ TTAGLIA DI BEZZECCA 23 1 cosa » gli replicai: ma tu, come ti senti? Sei ferito « molto?»- Eh amico mio. sarà un miracolo se arriverò « a domattina; » rispose Fiaminio con debolissima voce. E più coi gest1 che con le parole, mi fece intendere che una palla gli avea forato davanti la coperta, sfondato lo stomaco e la schiena., yoi riuscita di dietro alla coperta Egli era in una pozla ii sangue, e larghe striscie segnavano la via per dove era passata la barella. Non ebbi cuo1·e di fargli coraggio, e str·et tagli piangendo la mano 1 (egli pure s'era molto rimescolato al vedermi)., raccomandai ai portatori cbe andassero piano piano, e dissi a ~-,laminio che ei saremmo r tt rovati nella chiesa. Povero diavolo! Io mi ricordo che la sera jnn.anzi, in un crocchio d'amici, egli avea det to: « Ho fatto le campagne del c,nquantanove e del sessanta, e questa è la terza : se n'esco pulito, prendo H ripo3o con Hcenza dei superiori, mi butto al la vita del vecchio, e mi r itiro con la mia povera madre in campagna, in una bella villetta "'ul mare vjcino a Civitavecchia, dove verrete a trova rmi se Garibaldi vi porterà a Roma. » Ohimè ! come potrà egli seguitare quella sua inclinazione, se i medici non gli daranno che pochi giorni, for se poche ore di vita? Con qnesti tristi pensieri continuai H t r iste cammino. Il paese offriva un miserabile spettacolo. Dappertutto 1 feriti che s'avviavano alla ch·iesa; alcuni, perchè le forze erano venute loro a mancare, si appoggiavano alle par6ti de1le case, e piegavano i l capo in terra mezzi svenuti, mezzi morti. Quà e là si vedevano pozze di sangue, dappertutto gente che si affaceendava a supplire a tutto queHo cbe mancasse nello spedale, e mancava ogni ~osa; e si sentìa un lamentìo contuso, un gr;dar disperato, un imprecare, un chiedere misericordia : uno di quelli spettacoli funesti che non si diinenLicano p1ù per tutta la vjta Il fuoco della battaglia, il clangor delle tl'ombe, quel correre di quà e di là, la stessa barbara voluttà del ferjre e dell'uccide.ce hanno per chi combatte una at- -~,rattiva terr1bile e pur bella; ma oh ! di quanta pietà, di quanto terrore l'animo 8 invaso, quando svampati cotest i entus jasmi, vediamo da vicino che cosa è una strage. Io ritengo per una favola che Napoleone In rimanesse così atterri to quando alla sera, do po la battaglia di Solferino, vjsitò il campo insanguinato, che si affrettò a

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