Controinchiesta sulla morte di sette alpini in Val Venosta il 12 febbraio 1972

alpini sarebbero stati travolti. Nessuno della colonna, sente nulla: tutto si svolge nel silenzio, gli eventuali rumori del precipitare della slavina sono coperti dal vento. Ad un certo momento si sente qualche urlo. Palestro ordina il rientro, e tutti tornano a Malga Villalta. Sul posto restano tre alpini. Ore 6.00: Alla Malga c'è un rapido appello, mancano piu di venti uomini. Si cerca il collegamento via radio con il fondovalle ma la radio non funziona. A Malga Villalta non c'è squadra di soccorso, e nemmeno a San Valentino e a Malles. Il regolamento prevede che ci debba essere, alie palle dell'esercitazione, una squadra di soccorso con medico, infermieri e medicinali. Perché non é presente ora? Si saprà dopo che la quadra di soccors~. era molto lontana, a Silandro, a 30 km. dal po to della trage. Muller parte con gli sci per correre a valle e dare l'aliarme. Nel frattempo sul posto vengono improvvisati soccorsi. ln tutta la compagnia di 200 alpini ci sono tre pale, attrezzi molto leggeri (« quasi dei cucchiai», come hanno detto alcuni alpini). I tre alpini rimasti sul posto della slavina scavano con le loro mani e riescono a tirar fuori i primi soldati sepolti. Dopo poco arriva la batteria dell' Artiglieria che stava vicino alia Malga, con alcune pale e qualche sonda da lavina. La superficie della ma sa di neve della slavina è piccolissima, non più di una quindicina di metri quadrati. Tutto qu~llo che viei:ie fatto è con questi mezzi. I veri soccorsi non arriveranno mai. Di alpini morti ne vengono estratti solo tre; uno per frattura dell' osso del collo, uno per collasso, ed uno per annegamento (nei 20 centimetri d'acqua del rio Zerzer, dove l'alpino è precipitato rotolando nella neve). Gli altri rimasti sepolti sono ancora tutti vivi. Subito dopo la caduta della slavina, accanto alla 31' batteria di Artiglieria, quella di Cavallero, e prima che questa intervenisse nei soccorsi con pale e sonde (sono stati loro ad estrarre la maggior parte dei epolti) era precipitata un'altra slavina di proporzioni assai maggiori, che non aveva fatto vittime. Era come essere sotto un tiro incrociato, senza alcun riparo. Le notizie che nel corso della mattinata arri:vano a San Valentino son contraddittorie: prima si parla di sei morti, poi di quattro morti e quattro feriti, mfine di sette morti e due fer .•~. 187

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